Rilanciamo il post pubblicato il 29 giugno 2018 sul blog di Sentinelle Vesuviane
https://sentinellevesuviane.wordpress.com/2018/06/29/non-ti-e-lecito
Alla vigilia del Pride di Pompei, dove se la parola gay è saltata ci piace credere che è stato un tantino anche merito nostro, riceviamo e molto volentieri pubblichiamo questa omelia di Don Carmine Pagano, della Parrocchia di Marra a Scafati .
Omelia del 24 giugno 2018
Cari fedeli, oggi 24 giugno è la festa di San Giovanni Battista che quest’anno cade di domenica. Comincerò col dirvi che sono molto combattuto, perché per indole mi piace vivere tranquillo, quindi evito quelle situazioni da cui possono scaturire problemi o che mi possono mettere in imbarazzo. Per questo, dopo averci pensato, avevo quasi deciso di non toccare l’argomento che invece questa mattina affronterò nell’omelia. Quando mi sono reso conto che oggi era San Giovanni Battista, ho sentito come un tonfo nell’anima e mi sono detto che proprio questa domenica non potevo farmi vincere dalla pusillanimità. Oggi la liturgia ricorda solo la nascita di Giovanni Battista, ma non si può affrontare la figura di questo grande personaggio biblico, senza tener presente la testimonianza del suo martirio, che ne segna del resto la vera nascita al cielo.
Tutti sappiamo che Giovanni Battista fu ucciso da Re Erode Antipa su richiesta della nipote nonchè figliastra Salomè, la quale, su istigazione della madre Erodiade chiese la testa di Giovanni su un piatto d’argento per zittirlo. Erodiade era la moglie di Erode Filippo, fratello di Erode Antipa. Abbandonato il marito, era andata a vivere con suo cognato portando con sé anche la figlia. Giovanni Battista rinfacciava ad Erode Antipa che non gli era lecito secondo la Legge del Signore tenere la moglie di un altro, per di più suo fratello. La povera Erodiade, per liberarsi di quelle che al tempo erano verso una donna gravissime accuse, dovette tramare la morte di Giovanni per farlo stare zitto. Per questo motivo di lei la storia ci ha lasciato un ricordo spregevole. Ma la poverina, sì la poverina, vivendo a quel tempo, fu costretta a commettere un così grave gesto. Se infatti fosse vissuta oggi, non ne avrebbe avuto bisogno. Le sarebbe bastato andare, invitata con tutti gli onori, ospite in un salotto televisivo, lì si sarebbe seduta di fronte ad una conduttrice compiacente in tailleur, con alle spalle un pubblico plaudente, ed avrebbe avuto modo di narrarare la bellissima storia degli amori della sua vita. Avrebbe raccontato di come molto giovane era andata in sposa a Erode Filippo e che tra loro c’era stato un grande amore giovanile, passionale e sincero, ma poi si sa, gli amori soprattutto giovanili possono finire. Così, un giorno durante un banchetto di gala, aveva conosciuto Erode Antipa e tra i due era stato amore a prima vista. Un amore questa volta diverso, maturo, coltivato dapprima di soppiatto, ma poi cresciuto era diventato profondo, travolgente, fino a spingerli ad uscire dall’ombra ed a rivelarlo al mondo intero come la cosa più bella della loro vita. Erodiade, quindi, aveva divorziato da Erode Filippo, aveva sposato Erode Antipa e la figlia Salomè era andata a vivere con loro, la ragazza con il nuovo compagno della madre aveva un rapporto bellissimo. Ma ahimè! il loro amore veniva continuamente ferito dalle parole spregevoli di quel sedicente profeta che con le sue invettive li perseguitava in ogni modo, quell’uomo fanatico ed aggressivo, “che non conosceva il significato della parola amooore”.
A questo punto, la conduttrice le avrebbe espresso il suo incoraggiamento e la sua solidarietà e sarebbe scattato in studio l’applauso. Alcuni giorni dopo, una “truppa” televisiva si sarebbe recata dove viveva e predicava il sedicente profeta. Il cameraman avrebbe mostrato il modo folle in cui egli vestiva, indossando una pelle di cammello, ed il modo folle in cui si nutriva, di locuste e di miele selvatico. Usando prudentemente il condizionale, il giornalista avrebbe detto come secondo alcune voci il sedicente profeta facesse uso anche di droghe; col condizionale, avrebbe riportato come ci fossero fondati motivi di pensare che avesse conti segreti all’estero su cui confluivano le donazioni dei suoi seguaci. La “truppa” televisiva, infine, avrebbe riportato, sempre al condizionale, come corressero voci in giro che il sedicente uomo di Dio avesse rapporti sessuali clandestini con ragazzi e ragazze plagiate. Poi dopo in studio, ad alcune delle sue “presunte” vittime economiche e sessuali, con calma ed a loro agio, si sarebbe dato modo di esprimere in piena liberta e senza contraddittorio le loro accuse.
Però! però! Per amore di correttezza, anche i sostenitori del Battista sarebbero stati intervistati, per strada, presi in contropiede e mentre andavano di fretta, spiattellandogli sotto al muso domande tendenziose circa fatti ed episodi che di primo acchito uno fa fatica a ricordare nei dettagli, prima di fare mente locale.
A questo punto ditemi, che bisogno c’era di decapitare fisicamente Giovanni Battista con una spada? Questa decapitazione mediatica sarebbe stata più che efficace a ucciderlo nell’opinione pubblica ed a metterlo fuori gioco.
In tal modo anche noi preti siamo mediaticamente e costantemente intimiditi quando dobbiamo esprimere punti di vista morale contrari al pensiero dominante, come avviene appunto in questi giorni. Infatti, di fronte alla festa di San Giovanni Battista, cari fedeli, si pone vicino a noi un evento blasfemo e provocatorio. Sabato 30 giugno la lussuria (chiedo perdono per il termine desueto) sfilerà in processione a Pompei davanti al Santuario. Badate bene, non si manifesterà per l’affermazione di un’identità, ma si esalterà in processione la lussuria. Siamo grazie a Dio in un paese libero, e per quanto sia sconveniente anche la lussuria la si può far sfilare per strada. Ma perché proprio davanti ad un famoso santuario mariano? Per sfida, per provocazione, per intimidazione, per mostrarci chi oggi comanda, per dirci: “Guai a voi se parlate, perché la gogna mediatica, il capestro mediatico è già lì pronto per voi”. Chi di noi oggi non teme di essere appellato come, “ofobo”, nelle sue più svariate e creative declinazioni. Tra poco se qualcuno esprimerà l’opinione che la cioccolata fa male, gli amanti della cioccolata lo chiameranno cioccolatofobo.
Viviamo un’epoca in cui le elite che hanno in mano il potere mediatico possono farci accettare quello che vogliono. Prendete ad esempio l’incesto o addirittura la pedofilia, cosa ci vorrebbe a sdoganarli, la strada è aperta. Sì! Voi direte che è impossibile, ma di quante cose lo dicevamo solo venti anni fa. Che ci vuole? Si comincerà a dire che nella pedofilia non c’è niente di male perché è una forma diversa di amore. I cantanti la celebreranno nei loro album, anche se forse all’inizio scandalizzando un poco; gli attori la mostreranno in maniera commovente nei film, gli opinionisti le esalteranno in nome di una società libera e pluralista.
Nei salotti televisivi, intervisteranno l’esperto e gli chiederanno:
“Professore, è vero che “l’amore prepuberale” può danneggiare lo sviluppo psicofisico del bambino?”.
Ed egli con un sorriso risponderà:
“ Ma no! Certo, se praticato con violenza, senza le giuste modalità di approccio e senza la guida di un neuropsichiatra infantile, è normale che provochi danni allo sviluppo psico-affettivo del bambino, ma l’amore prepuberale praticato con le giuste modalità relazionale ed affettive, nonchè con i consigli di un esperto, può solo aiutare la crescita integrata del bambino”.
“Perché professore, allora, per tanti anni si è considerato l’amore prepuberale un cosa orribile e chi lo praticava era soggetto a tante discriminazioni, a verve e proprie persecuzioni sociali e giudiziarie?
“Bè! Sa! nella nostra cultura c’è sempre un retaggio dei pregiudizi cattolici che ci portiamo dal medioevo”
“La ringraziamo professore per le sue illuminanti delucidazioni e passiamo ad altro”.
Poi, si dirà in lungo ed in largo nei mass media e sui social
che la pedofilia era praticata anche in molti popoli antichi, il che è vero;
che è presente anche nel mondo animale, il che anche è vero;
che in fondo nella Bibbia la non è neanche espressamente menzionata, ed anche questo è vero;
e dagli così oggi, dagli così domani, ed il gioco sarà fatto, chi la osteggerà ancora sarà additato come pedofobo.
La figura di Giovanni Battista cari fratelli, ci inviti quindi a scuoterci, soprattutto a noi pastori ci induca ad affrontare con coraggio l’intimidazione che il pensiero unico oggi esercita sulle nostre menti e sulle nostre coscienze. Il Signore ci aiuti a professare fino in fondo, con coraggio tutti i valori della nostra fede, tutti gli insegnamenti evangelici, ci insegni a farlo con delicatezza, con carità, ma anche con quel coraggio e quella fermezza che caratterizzarono San Giovanni Battista.
Ringraziamo Don Carmine per questa befana fuori stagione. Da parte nostra abbiamo aggiunto la riproduzione di Amoris laetitia. San Giovanni Battista ammonisce l’adulterio di Erode Antipa ed Erodiade (Olio su tela, 100 X 150 cm, 2017. Bari, Collezione privata), del maestro Giovanni Gasparro, che capitava proprio a fagiolo.
Omelia del 24 giugno 2018
Cari fedeli, oggi 24 giugno è la festa di San Giovanni Battista che quest’anno cade di domenica. Comincerò col dirvi che sono molto combattuto, perché per indole mi piace vivere tranquillo, quindi evito quelle situazioni da cui possono scaturire problemi o che mi possono mettere in imbarazzo. Per questo, dopo averci pensato, avevo quasi deciso di non toccare l’argomento che invece questa mattina affronterò nell’omelia. Quando mi sono reso conto che oggi era San Giovanni Battista, ho sentito come un tonfo nell’anima e mi sono detto che proprio questa domenica non potevo farmi vincere dalla pusillanimità. Oggi la liturgia ricorda solo la nascita di Giovanni Battista, ma non si può affrontare la figura di questo grande personaggio biblico, senza tener presente la testimonianza del suo martirio, che ne segna del resto la vera nascita al cielo.
Tutti sappiamo che Giovanni Battista fu ucciso da Re Erode Antipa su richiesta della nipote nonchè figliastra Salomè, la quale, su istigazione della madre Erodiade chiese la testa di Giovanni su un piatto d’argento per zittirlo. Erodiade era la moglie di Erode Filippo, fratello di Erode Antipa. Abbandonato il marito, era andata a vivere con suo cognato portando con sé anche la figlia. Giovanni Battista rinfacciava ad Erode Antipa che non gli era lecito secondo la Legge del Signore tenere la moglie di un altro, per di più suo fratello. La povera Erodiade, per liberarsi di quelle che al tempo erano verso una donna gravissime accuse, dovette tramare la morte di Giovanni per farlo stare zitto. Per questo motivo di lei la storia ci ha lasciato un ricordo spregevole. Ma la poverina, sì la poverina, vivendo a quel tempo, fu costretta a commettere un così grave gesto. Se infatti fosse vissuta oggi, non ne avrebbe avuto bisogno. Le sarebbe bastato andare, invitata con tutti gli onori, ospite in un salotto televisivo, lì si sarebbe seduta di fronte ad una conduttrice compiacente in tailleur, con alle spalle un pubblico plaudente, ed avrebbe avuto modo di narrarare la bellissima storia degli amori della sua vita. Avrebbe raccontato di come molto giovane era andata in sposa a Erode Filippo e che tra loro c’era stato un grande amore giovanile, passionale e sincero, ma poi si sa, gli amori soprattutto giovanili possono finire. Così, un giorno durante un banchetto di gala, aveva conosciuto Erode Antipa e tra i due era stato amore a prima vista. Un amore questa volta diverso, maturo, coltivato dapprima di soppiatto, ma poi cresciuto era diventato profondo, travolgente, fino a spingerli ad uscire dall’ombra ed a rivelarlo al mondo intero come la cosa più bella della loro vita. Erodiade, quindi, aveva divorziato da Erode Filippo, aveva sposato Erode Antipa e la figlia Salomè era andata a vivere con loro, la ragazza con il nuovo compagno della madre aveva un rapporto bellissimo. Ma ahimè! il loro amore veniva continuamente ferito dalle parole spregevoli di quel sedicente profeta che con le sue invettive li perseguitava in ogni modo, quell’uomo fanatico ed aggressivo, “che non conosceva il significato della parola amooore”.
A questo punto, la conduttrice le avrebbe espresso il suo incoraggiamento e la sua solidarietà e sarebbe scattato in studio l’applauso. Alcuni giorni dopo, una “truppa” televisiva si sarebbe recata dove viveva e predicava il sedicente profeta. Il cameraman avrebbe mostrato il modo folle in cui egli vestiva, indossando una pelle di cammello, ed il modo folle in cui si nutriva, di locuste e di miele selvatico. Usando prudentemente il condizionale, il giornalista avrebbe detto come secondo alcune voci il sedicente profeta facesse uso anche di droghe; col condizionale, avrebbe riportato come ci fossero fondati motivi di pensare che avesse conti segreti all’estero su cui confluivano le donazioni dei suoi seguaci. La “truppa” televisiva, infine, avrebbe riportato, sempre al condizionale, come corressero voci in giro che il sedicente uomo di Dio avesse rapporti sessuali clandestini con ragazzi e ragazze plagiate. Poi dopo in studio, ad alcune delle sue “presunte” vittime economiche e sessuali, con calma ed a loro agio, si sarebbe dato modo di esprimere in piena liberta e senza contraddittorio le loro accuse.
Però! però! Per amore di correttezza, anche i sostenitori del Battista sarebbero stati intervistati, per strada, presi in contropiede e mentre andavano di fretta, spiattellandogli sotto al muso domande tendenziose circa fatti ed episodi che di primo acchito uno fa fatica a ricordare nei dettagli, prima di fare mente locale.
A questo punto ditemi, che bisogno c’era di decapitare fisicamente Giovanni Battista con una spada? Questa decapitazione mediatica sarebbe stata più che efficace a ucciderlo nell’opinione pubblica ed a metterlo fuori gioco.
In tal modo anche noi preti siamo mediaticamente e costantemente intimiditi quando dobbiamo esprimere punti di vista morale contrari al pensiero dominante, come avviene appunto in questi giorni. Infatti, di fronte alla festa di San Giovanni Battista, cari fedeli, si pone vicino a noi un evento blasfemo e provocatorio. Sabato 30 giugno la lussuria (chiedo perdono per il termine desueto) sfilerà in processione a Pompei davanti al Santuario. Badate bene, non si manifesterà per l’affermazione di un’identità, ma si esalterà in processione la lussuria. Siamo grazie a Dio in un paese libero, e per quanto sia sconveniente anche la lussuria la si può far sfilare per strada. Ma perché proprio davanti ad un famoso santuario mariano? Per sfida, per provocazione, per intimidazione, per mostrarci chi oggi comanda, per dirci: “Guai a voi se parlate, perché la gogna mediatica, il capestro mediatico è già lì pronto per voi”. Chi di noi oggi non teme di essere appellato come, “ofobo”, nelle sue più svariate e creative declinazioni. Tra poco se qualcuno esprimerà l’opinione che la cioccolata fa male, gli amanti della cioccolata lo chiameranno cioccolatofobo.
Viviamo un’epoca in cui le elite che hanno in mano il potere mediatico possono farci accettare quello che vogliono. Prendete ad esempio l’incesto o addirittura la pedofilia, cosa ci vorrebbe a sdoganarli, la strada è aperta. Sì! Voi direte che è impossibile, ma di quante cose lo dicevamo solo venti anni fa. Che ci vuole? Si comincerà a dire che nella pedofilia non c’è niente di male perché è una forma diversa di amore. I cantanti la celebreranno nei loro album, anche se forse all’inizio scandalizzando un poco; gli attori la mostreranno in maniera commovente nei film, gli opinionisti le esalteranno in nome di una società libera e pluralista.
Nei salotti televisivi, intervisteranno l’esperto e gli chiederanno:
“Professore, è vero che “l’amore prepuberale” può danneggiare lo sviluppo psicofisico del bambino?”.
Ed egli con un sorriso risponderà:
“ Ma no! Certo, se praticato con violenza, senza le giuste modalità di approccio e senza la guida di un neuropsichiatra infantile, è normale che provochi danni allo sviluppo psico-affettivo del bambino, ma l’amore prepuberale praticato con le giuste modalità relazionale ed affettive, nonchè con i consigli di un esperto, può solo aiutare la crescita integrata del bambino”.
“Perché professore, allora, per tanti anni si è considerato l’amore prepuberale un cosa orribile e chi lo praticava era soggetto a tante discriminazioni, a verve e proprie persecuzioni sociali e giudiziarie?
“Bè! Sa! nella nostra cultura c’è sempre un retaggio dei pregiudizi cattolici che ci portiamo dal medioevo”
“La ringraziamo professore per le sue illuminanti delucidazioni e passiamo ad altro”.
Poi, si dirà in lungo ed in largo nei mass media e sui social
che la pedofilia era praticata anche in molti popoli antichi, il che è vero;
che è presente anche nel mondo animale, il che anche è vero;
che in fondo nella Bibbia la non è neanche espressamente menzionata, ed anche questo è vero;
e dagli così oggi, dagli così domani, ed il gioco sarà fatto, chi la osteggerà ancora sarà additato come pedofobo.
La figura di Giovanni Battista cari fratelli, ci inviti quindi a scuoterci, soprattutto a noi pastori ci induca ad affrontare con coraggio l’intimidazione che il pensiero unico oggi esercita sulle nostre menti e sulle nostre coscienze. Il Signore ci aiuti a professare fino in fondo, con coraggio tutti i valori della nostra fede, tutti gli insegnamenti evangelici, ci insegni a farlo con delicatezza, con carità, ma anche con quel coraggio e quella fermezza che caratterizzarono San Giovanni Battista.
Ringraziamo Don Carmine per questa befana fuori stagione. Da parte nostra abbiamo aggiunto la riproduzione di Amoris laetitia. San Giovanni Battista ammonisce l’adulterio di Erode Antipa ed Erodiade (Olio su tela, 100 X 150 cm, 2017. Bari, Collezione privata), del maestro Giovanni Gasparro, che capitava proprio a fagiolo.
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