In democrazia - massime nella democrazia moderna contemporanea - non importa tanto chi vince, ma chi perde.
Questo perché, nella migliore delle ipotesi, nessun vincitore sarebbe l'ideale, cioè mai avrebbe un intento di restaurazione della civiltà cristiana, cioè del Regno sociale di Cristo, cioè contro-rivoluzionario - naturalmente tendenziale, perché la Contro-Rivoluzione non avviene con atti d'imperio politico, bensì è un processo, anzitutto spirituale e culturale -, ma tutt'al più potrebbe essere una sorta di kat'echon, cioè solo oggettivamente un fattore che trattiene, rallenta, non inverte, il processo opposto, quello rivoluzionario anti-cristiano.
Invece, a perdere potrebbe essere chi avrebbe dato un'accelerazione, anche violenta, a questo processo rivoluzionario. Ed è il massimo che si può chiedere alle elezioni democratiche.
Quindi, ed è questo che dà ragione a Rod Dreher, dalla politica, cioè dalle elezioni, un contro-rivoluzionario serio si attende non la Cristianità, ma al più una maggiore agibilità operativa, una condizione in cui non sia impedito se non perseguitato, ed una minore spinta rivoluzionaria sui temi nodali, che sono anzitutto morali (famiglia, aborto, eutanasia, omosessualismo, genderismo, compravendita dei figli, etc.), e poi socio-economici (proprietà, libertà economica, respiro fiscale e non persecuzione, etc.).
Così, approfittando dell'eventuale sconfitta del cattivissimo di turno, lungi dal credere d'aver "vinto", il contro-rivoluzionario maturo e quindi consapevole deve mettersi in scia del vento elettorale (quindi sociale) che frena la Rivoluzione, e continuare a combatterla sul terreno civico-culturale, non senza, anzi metodicamente con, una decisa e fondante caratura spirituale, cioè sacramentale ed orante.
Queste considerazioni, che intendo paradigmatiche, le applico ovviamente alle elezioni americane.
La vera buona notizia, dunque - al di là della soddisfazione di vedere certe facce verdi di politici e giornalisti, e le soddisfazioni danno benzina -, è la sconfitta della signora Harris. Chi ha perso è un'autentica strega, in senso forte, cioè una persona malefica (come se in Italia avesse vinto e governato la signora Bonino, e il paragone, nonché casuale, è carico di amarezza), una donna che sostiene l'omicidio del bambino in utero (e magari anche fuori di esso) fino al nono mese, oltre tutto, TUTTO, il resto dell'arsenale rivoluzionario, cui avrebbe dato la massima implementazione possibile. L'amministrazione da cui esce vedeva l'agenda omosessualista come un fattore di sicurezza nazionale, e non si capisce davvero come certe persone potessero continuare a stare da quella parte, confondendola con quello che fu Occidente con la maiuscola, e che è invece solo un occidente con la minuscola, puramente geografico.
Quanto a Trump, vedremo - per rimanere in USA, wait and see -, ma certo egli rappresenta un segno, il segno che il vento può cambiare direzione, ad onta del potentissimo e monopolista apparato finanziario, mediatico, politico, schierato contro tale cambiamento di direzione.
Ed ora all'opera: le condizioni cambieranno e miglioreranno oltre i confini statunitensi (vediamo come volterà gabbana la nostra meloncina, orfana di papà Biden), e se vince pure Putin...
Giovanni Formicola