mercoledì 12 dicembre 2018

Video: 1948-1978. La guerra dei trent'anni contro l'Italia cristiana

Ecco il video del Terzo convegno "nazionale", edizione meridionale: La sfida della storia, la risposta dell'eterno sul tema 1948-1978. La guerra dei trent'anni contro l'Italia cristiana, tenutosi a Portici (NA) il 17 novembre 2018.

Interventi:

Introduzione (Luca Ghirardi)

1948-1976. La lunga marcia del Pci dall'egemonia al governo (Renato Cirelli) [13:19]

1968. Muore un italiano che ha resistito. Giovannino Guareschi (Corrado Gnerre) [46:14]

1970-1978. Dal divorzio all'aborto. La risposta dell'eterno, san Giovanni Paolo II (Giovanni Formicola) [1:21:04]

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Ringraziamo gli amici dell' associazione Veritatis Splendor per le riprese e la messa in onda del video.








martedì 6 novembre 2018

Video: Aleksandr Solženicyn. Anche un uomo solo può cambiare la storia, con l'aiuto di Dio.

Il 26 ottobre 2018 Opzione Benedetto ha voluto ricordare Aleksandr Isaevič Solženicyn nel centenario della nascita e nel decennale della morte (1918-2008).

Proponiamo il video dell'incontro tenutosi a Napoli, Aleksandr Isaevič Solženicyn. Anche un uomo solo può cambiare la storia. Con l'aiuto di Dio.

Intervento di Giovanni Formicola, introduzione di Beatrice Novelli, letture a cura di Yuri Buono.

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Ringraziamo gli amici dell' associazione Veritatis Splendor per le riprese e la messa in onda del video.


domenica 4 novembre 2018

1948-1978. La guerra dei trent'anni contro l'Italia cristiana

Ricordiamo ai nostri amici l'importante appuntamento del terzo convegno "nazionale", edizione meridionale, “La sfida della storia, la risposta dell'eterno” sul tema "1948-1978. La guerra dei trent'anni contro l'Italia cristiana".

Sabato 17 novembre 2018 h. 17:00-20:00

Portici, Istituto delle Suore Missionarie Catechiste del Sacro Cuore, via Cassano 38

Interventi:

1. "1948-1976. La lunga marcia del Pci dall'egemonia al governo", Renato Cirelli;
2. "1968. Muore un italiano che ha resistito. Giovannino Guareschi", Corrado Gnerre;
3. "1970-1978. Dal divorzio all'aborto. La risposta dell'eterno, san Giovanni Paolo II", Giovanni Formicola.

giovedì 1 novembre 2018

Video: Sessantotto e Humanae Vitae, due antropologie contrapposte (Salerno)

Nel 2018 è stato celebrato il cinquantesimo anniversario della promulgazione dell'enciclica Humanae Vitae. Opzione Benedetto ha organizzato alcuni incontri per ricordare l'evento, troppo spesso messo in ombra dall'infausta ricorrenza del cinquantenario della rivoluzione del Sessantotto.

Proponiamo il video dell'incontro tenutosi l'8 giugno 2018 a Salerno, Sessantotto e Humanae Vitae. Due antropologie contrapposte.

Relatori: Mons. Marcello De Maio [1:55] e Giovanni Formicola [58:57].

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Ringraziamo gli amici dell' associazione Veritatis Splendor per le riprese e la messa in onda del video.



venerdì 19 ottobre 2018

Servire il Vangelo della vita: a quarant'anni dall'elezione di Giovanni Paolo II


1. Il 1978 fu un anno speciale nella storia della Chiesa e nella storia d’Italia, quindi nella storia universale, anche in considerazione del carattere esemplare delle vicende della nostra patria, non da ultimo perché sede della Cattedra di Pietro.

1.1. L’elezione, appunto il 16 ottobre 1978, d’un Papa non italiano dopo quattrocentocinquantacinque anni (Adriano VI, olandese, 1522-23). Un Papa, per giunta, ch’era suddito dell’impero socialcomunista sovietico – viveva ed esercitava il suo ministero di vescovo in partibus infidelium, nel senso del sistema e del potere –, epperò in una terra speciale, la Polonia, punto di resistenza per la sua indomabile fedeltà alla Chiesa di Cristo, cattolica nel proprio midollo, nonostante gli sforzi secolarizzatori del regime comunista, che certo alla lunga i loro effetti li hanno avuti, ma molto meno che altrove.

1.2. Karol Wojtyła è chiamato dalla Provvidenza a guidare una Chiesa, nella sua componente umana, in ritirata, complessata, sempre più silenziosa e silenziata, attraversata dal dubbio e da una crisi dottrinale e pastorale assai grave, manifestata dalla cosiddetta scelta religiosa. Questa chiedeva al laicato cristiano di rinunciare, in quanto tale, alla presenza pubblica, perché essa avrebbe comportato divisioni, polemiche, una pretesa ideologizzazione del messaggio evangelico, dimenticando così che lo stesso Gesù aveva detto di sé che avrebbe portato divisione e non pace, e soprattutto mettendo da parte la regalità anche sociale di Cristo, ben ricordata al mondo intero dall’enciclica Quas primas di Pio XI, dell’11 dicembre 1925, che fra l’altro istituisce la solennità di Cristo Re. E infatti, nemmeno tre anni dopo l’inizio del suo pontificato, il Papa santo dovette amaramente dire che

«Bisogna ammettere realisticamente e con profonda e sofferta sensibilità che i cristiani oggi in gran parte si sentono smarriti, confusi, perplessi e perfino delusi, si sono sparse a piene mani idee contrastanti con la Verità rivelata e da sempre insegnata; si sono propalate vere e proprie eresie, in campo dogmatico e morale, creando dubbi, confusioni, ribellioni, si è manomessa anche la Liturgia; immersi nel “relativismo” intellettuale e morale e perciò nel permissivismo, i cristiani sono tentati dall’ateismo, dall’agnosticismo, dall’illuminismo vagamente moralistico, da un cristianesimo sociologico, senza dogmi definiti e senza morale oggettiva. […] Oggi bisogna aver pazienza, e ricominciare tutto da capo, dai “preamboli della fede” fino ai “novissimi”, con esposizione chiara, documentata, soddisfacente» (Discorso Al Convegno nazionale “Missioni al popolo per gli anni 80”, 6 febbraio 1981).

sabato 4 agosto 2018

Pena di morte

I. Malgrado quanto noi giornalisti ci sforziamo di far credere, spesso e volentieri i giornali non rappresentano affatto l'opinione pubblica.
Il problema della pena di morte è uno di quelli in cui sembra più profonda la frattura tra gente e media. Questi, quasi senza eccezioni, respingono indignati anche solo la prospettiva di dibattere una questione che giudicano talmente anacronistica e incivile da non meritare alcuna attenzione.
Nei giornali in cui mi è capitato di lavorare, ho visto cestinare, con ribrezzo, le molte lettore dei lettori sull'argomento. Eppure, tutti i sondaggi mostrano che, se si andasse a un referendum popolare, certamente il risultato sarebbe per la reintroduzione del plotone di esecuzione o del boia, almeno per i crimini particolarmente esecrabili.
Ce ne sono riprove concrete: stando al rapporto annuale di Amnesty International, la pena di morte contrassegna ancora il diritto penale di ben 99 Stati (l'80 per cento delle esecuzioni riguarda Paesi che hanno la pretesa di essere modello ad altri come gli Stati Uniti, l'Urss, la Cina), senza che movimenti importanti di opinione ne chiedano l'abolizione. Nei circa 30 Stati dell'unione nordamericana in cui si e conservata l'esecuzione capitale, tutte le iniziative per cancellarla sono state vanificate dalla volontà popolare. Questa, in certi casi, ne ha addirittura imposto la reintroduzione.
Ma si sa che i cantori della democrazia - giornalisti e politici in prima linea - sono selettivi: per loro, la maggioranza delle opinioni e dei voti è “nobile manifestazione della volontà popolare” quando va nel senso da loro auspicato; e diventa “disprezzabile rigurgito reazionario” quando si esprime in modo non gradito ai loro pregiudizi e schemi.

domenica 1 luglio 2018

Non ti é lecito

Rilanciamo il post pubblicato il 29 giugno 2018 sul blog di Sentinelle Vesuviane
https://sentinellevesuviane.wordpress.com/2018/06/29/non-ti-e-lecito


Alla vigilia del Pride di Pompei, dove se la parola gay è saltata ci piace credere che è stato un tantino anche merito nostro, riceviamo e molto volentieri pubblichiamo questa omelia di Don Carmine Pagano, della Parrocchia di Marra a Scafati .

Omelia del 24 giugno 2018

Cari fedeli, oggi 24 giugno è la festa di San Giovanni Battista che quest’anno cade di domenica. Comincerò col dirvi che sono molto combattuto, perché per indole mi piace vivere tranquillo, quindi evito quelle situazioni da cui possono scaturire problemi o che mi possono mettere in imbarazzo. Per questo, dopo averci pensato, avevo quasi deciso di non toccare l’argomento che invece questa mattina affronterò nell’omelia. Quando mi sono reso conto che oggi era San Giovanni Battista, ho sentito come un tonfo nell’anima e mi sono detto che proprio questa domenica non potevo farmi vincere dalla pusillanimità. Oggi la liturgia ricorda solo la nascita di Giovanni Battista, ma non si può affrontare la figura di questo grande personaggio biblico, senza tener presente la testimonianza del suo martirio, che ne segna del resto la vera nascita al cielo.

venerdì 22 giugno 2018

E venne il giorno

Quando il nostro mondo ha smesso di essere cristiano? Nel 1965. Guillaume Cuchet racconta il tracollo da cui non ci siamo mai ripresi

Nel film del regista canadese Denys Arcand “Le invasioni barbariche” c’è una scena in cui un vecchio prete mostra a una responsabile d’aste di Londra tutti gli oggetti religiosi – statue, icone, dipinti, crocifissi – ammassati negli scantinati e di cui la chiesa si vuole liberare sul mercato. “Nel 1966, le chiese si svuotarono in poche settimane”, le dice l’anziano sacerdote. Nessuna spiegazione, nessun presagio, niente. Cosa era successo?

La risposta la fornisce un nuovo libro uscito in Francia, Comment notre monde a cessé d’être chrétien, pubblicato da Seuil e a firma dello storico Guillaume Cuchet, professore di Storia contemporanea presso l’Università Paris-Est Créteil. L’autore inizia dalla Carte religieuse de la France rurale realizzata da Fernand Boulard alla fine della Seconda guerra mondiale, e finalizzata a tracciare una mappa precisa della situazione religiosa in Francia. Boulard vi tratteggia un paese profondamente scristianizzato dall’Aquitania alle Ardenne, ma circondato da periferie solidamente religiose. Ed è proprio in questo momento che si verifica la “svolta del 1965”. Improvvisamente, anche le periferie crollano. E la carta di Boulard non funziona più.

lunedì 28 maggio 2018

XII giornata di formazione e convivialità, dedicata alla Dottrina Sociale della Chiesa

Ambrogio Lorenzetti, Effetti del Buon Governo in città, 1338-1340, Siena

Sabato 2 giugno 2018 - Nocera Superiore (SA)

XII giornata di formazione e convivialità, dedicata alla Dottrina Sociale della Chiesa

«[…] servono itinerari pedagogici che rendano idonei i fedeli laici ad impegnare la fede nelle realtà temporali. Tali percorsi, basati su seri tirocini di vita ecclesiale, in particolare sullo studio della dottrina sociale, devono essere in grado di fornire loro non soltanto dottrina e stimoli, ma anche adeguate linee di spiritualità che animino l’impegno vissuto come autentica via di santità»

Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica post-sinodale su Gesù Cristo, vivente nella sua Chiesa, sorgente di speranza per l’Europa, «Ecclesia in Europa», del 28-6-2003, n. 41.

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Programma:

h. 10:00 accoglienza e recita del rosario;

h. 10:30 primo intervento, "Opzione Benedetto. La Dottrina Sociale della Chiesa, corpus di morale sociale, risposta alla Rivoluzione";

h. 12:00 secondo intervento, "Opzione Benedetto. Le proposizioni sociali nella Chiesa";

h. 13:15, pranzo

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Ristorante Famiglia Principe 1968, via Santacroce 13 - Nocera Superiore (SA)

Info: opzionebenedetto@gmail.com

venerdì 25 maggio 2018

La civiltà cristiana

[…] alla fine dell’Antichità, i cristiani, che vivevano in una cultura alla quale dovevano molto, la trasformarono dall’interno e la permearono di uno spirito nuovo. […] per dar vita a un’autentica civiltà cristiana. Con le imperfezioni inerenti a ogni opera umana, fu l’occasione di una riuscita sintesi fra la fede e la cultura.

Ai nostri giorni, questa sintesi è spesso assente e la rottura fra il Vangelo e la cultura è “senza dubbio il dramma della nostra epoca” (Paolo VI, Evangelii nuntiandi, n. 20). Si tratta di un dramma per la fede perché, in una società in cui il cristianesimo sembra assente dalla vita sociale e la fede relegata nella sfera del privato, l’accesso ai valori religiosi diviene più difficile, soprattutto per i poveri e per i piccoli, cioè per la grande maggioranza del popolo, che impercettibilmente si secolarizza, sotto la pressione dei modelli di pensiero e di comportamento diffusi dalla cultura dominante. L’assenza di una cultura che li sostenga impedisce a questi piccoli di accedere alla fede e di viverla pienamente. […]

In questa fine di secolo è fondamentale riaffermare la fecondità della fede nell’evoluzione di una cultura. Solo una fede fonte di decisioni spirituali radicali è capace di agire sulla cultura di un’epoca. Così, l’atteggiamento di san Benedetto, un patrizio romano che abbandonò una società invecchiata e si ritirò nella solitudine, nell’ascesi e nella preghiera, fu determinante per la crescita della civiltà cristiana.

Giovanni Paolo II, Discorso ai partecipanti all’Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura, del 14-3-1997

giovedì 24 maggio 2018

Leggere Guareschi per capire perché è crollata la nostra civilità

Il trasferimento da Trieste a Parma fu un trauma. A Parma non c’era il mare. Non avevo più la mia maestra: le altre avrebbero fatto la quinta senza di me, mentre io ero da un’altra parte con altre tizie e un’altra maestra: degnissime persone, certo, ma non mi interessavano.

Cominciai ad amare ferocemente Parma a Natale. Faceva un freddo maledetto, raggiungemmo i meno venti. Al mattino ci svegliavamo con i ghirigori alle finestre. Molto romantico, certo, ma tirarsi giù dal letto era una pena. A Natale mi regalarono Don Camillo. Non ero in grado di cogliere tutte le sfumature, certo, ma l’umorismo si. Profondamente cattolico, profondamente convinto come ogni persona di elementare buon senso nella profonda bontà di un mondo piccolo basato sulla famiglia, sulla terra, le vacche, l’alternanza delle stagioni, Guareschi è stato uno scrittore straordinario Il primo libro è del 48. Il primo film è del 52. Il regista era francese in quanto tutti i registi italiani rifiutarono. I film di Don Camillo ebbero un regista francese perché di registi italiani disposti a filmare una così plateale difesa degli odiati valori della tradizione, una beffa così aperta a chi considerava Stalin un paladino dell’umanità, non se ne trovò nemmeno uno.

martedì 15 maggio 2018

Il Sessantotto, contro il Sessantotto. Cinquant’anni dopo.

Di seguito la relazione rivista, accresciuta e annotata di Giovanni Formicola al Convegno "Sessantotto e Humanae Vitae. Due antropologie contrapposte" tenutosi a Parma il 7 aprile 2018.

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I Sessantotto sono due1, entrambi esito del plurisecolare processo rivoluzionario gnostico e anti-cristiano in corso, che si articola in profondità nelle tendenze-inclinazioni-costumi, nelle idee e nei fatti2. Ennesima sfida della storia, di cui ogni fase di tale processo rivoluzionario pretende d’essere un nuovo inizio, da cui ricominciare a contare i giorni di un mondo nuovo, in un tempo nuovo, per un uomo nuovo.

Uno – mutuando la definizione dal titolo del pregevole studio del compianto Enzo Peserico (1959-2008)3 – è quello del piombo. È la versione politica del Sessantotto, ultimo colpo di coda rivoluzionario del comunismo in Occidente. Essa è declinata in termini di agitazione e violenza gruppuscolare, di organizzazione terroristica che si dà una struttura militare, di cui sono forma paradigmatica le Brigate rosse, spacciati come risposta alla violenza del sistema. I suoi sono gli Anni di Piombo. È una stagione di violenza programmata, che insanguina le strade, e lascia dietro di sé un lungo corteo di giovani e giovanissimi figli strappati ai genitori, di orfani, di vedove, di uomini e donne menomati per sempre nel corpo e nell’anima. E questo con il cinico pretesto che ad essere colpita è la divisa, la toga, la funzione sociale repressiva o contro-rivoluzionaria, non la persona, che naturalmente trae conforto, e con essa i familiari e gli amici, per il fatto di non essere stata colpita in quanto tale.

domenica 22 aprile 2018

Opzione Benedetto: una proposta attuale?

Uno dei (pochi) segni di vitalità del cattolicesimo nel mondo occidentale è rappresentato da Opzione Benedetto. Per saperne di più proponiamo un’intervista a Giovanni Formicola, avvocato napoletano, “animatore” del nostro gruppo Opzione Benedetto, sorto qualche anno fa in Campania. 

Negli ultimi mesi in Italia si è molto parlato di Opzione Benedetto. Può spiegarci di cosa si tratta?

Nel 1981 lo studioso scozzese di orientamento aristotelico-tomista, Alasdair MacIntyre, pubblicava negli Stati Uniti dove insegnava, After virtue. A study in moral theory, che dopo qualche anno fu tradotto e pubblicato in Italia. Il suo saggio di teoria morale si concludeva con una considerazione di prospettiva.

«Ciò che conta, in questa fase, è la costruzione di forme locali di comunità al cui interno la civiltà e la vita morale e intellettuale possano essere conservate attraverso i nuovi secoli oscuri che già incombono su di noi. E se la tradizione delle virtù è stata in grado di sopravvivere agli orrori dell’ultima età oscura, non siamo del tutto privi di fondamenti per la speranza. Questa volta, però, i barbari non aspettano al di là delle frontiere: ci hanno governato per parecchio tempo. Ed è la nostra inconsapevolezza di questo fatto a costituire parte delle nostre difficoltà. Stiamo aspettando non Godot, ma un altro San Benedetto, senza dubbio molto diverso».

Credo sia stata questa pagina a ispirare lo scrittore e pubblicista statunitense Rod Dreher, convertito alla cosiddetta ortodossia, quando ha proposto ai cristiani del terzo millennio – così portandola all’attenzione pubblica, con una forte eco mediatica – quella che lui chiama Opzione Benedetto.