mercoledì 5 luglio 2023

Card. Müller: Il papa. Missione e ministero

 

Venerdì 22 settembre 2023, h. 18:00
 
Il card. Gerhard L. Müller, prefetto emerito della Congregazione per la Dottrina della Fede, presenterà il libro "Il papa. Missione e ministero". Presenta e modera Giovanni Formicola.
 
Salone della Camera di Commercio
via S. Aspreno 2 (p.zza Borsa) NAPOLI
 

 

lunedì 10 aprile 2023

Sul mangiare carne

Georg Friedrich Stettner († 1639), Cristo nella casa di Marta e Maria


[…] Gli zoofili perdono troppo di vista Io scopo per cui gli animali, creature irragionevoli, sono state da Dio create, cioè a servizio e uso dell’uomo. Infatti la morale cattolica insegna che gli animali non hanno alcun diritto nei riguardi dell’uomo; l’uomo deve, però, come creature di Dio, trattarli bene e non abusare di loro. Maltrattare gli animali è peccato (non facilmente grave) soprattutto perché rende l'uomo duro, crudele, insensibile alle sofferenze anche del prossimo. Però non ogni atto che fa soffrire un animale è un maltrattamento. Far soffrire un animale senza alcuna ragione e maltrattarlo è esercitare un atto di crudeltà. Se noi soffriamo per il nostro bene, a fortiori è giusto che l’animale soffra per lo stesso nostro bene. Ma far soffrire un animale senza ragione proporzionata o peggio avere piacere delle sofferenze causate agli animali e farli soffrire solo per avere piacere è riprovevole e crudele. È quindi necessario educare il popolo e soprattutto i fanciulli alla consuetudine di trattare bene gli animali e avere per loro una certa riverenza, che è dovuta a ogni creatura di Dio.


Bender L, Protezione degli animali, in Dizionario di teologia morale, Roma, 1955

domenica 9 aprile 2023

Meditazioni per la Domenica di Risurrezione

Innalziamo questa mattina dal nostro cuore giocondo tutti i sentimenti di cui è capace, di lode, di adorazione e di amore a Gesù risuscitato. Rallegriamoci ed esultiamo, poiché è questo il giorno della vittoria e del trionfo del Signore nostro Gesù Cristo. Uniamoci agli Angeli per cantare gloria a Dio: Alleluia.


I. La risurrezione di Gesù Cristo è il trionfo della nostra fede. - Gesù Cristo è veramente risuscitato. Gli Apostoli che lo attestano ed hanno sigillato col sangue la loro testimonianza, non hanno potuto ingannarsi, poiché hanno conversato con lui per quaranta giorni; non hanno voluto ingannarci, poiché i loro più cari interessi in questo mondo e nell'altro a ciò si opponevano, e d'altronde se Gesù Cristo non fosse risuscitato, sarebbe apparso gli occhi loro un impostore che li aveva burlati, predicando loro la sua risurrezione; né avrebbero potuto ingannarci, quando anche lo avessero voluto, poiché i soldati romani, preposti alla custodia del sepolcro, non avrebbero lasciato rapire il corpo. È dunque ben certo, o Signore Gesù, che siete veramente risuscitato; e dunque ben certo conseguentemente che siete il gran Dio onnipotente, poiché un uomo morto non può ritornare in vita da se stesso, dopo tre giorni dalla sua morte. Dio solo, padrone della vita e della morte è capace di un tal prodigio. O santa festa di Pasqua, quanto mi sei cara! La risurrezione del mio Salvatore è per me la prova incontestabile della sua divinità, e perciò solo la garanzia di tutte le mie credenze. Se Gesù Cristo è Dio, la sua Religione e divina; il Vangelo, che è la sua parola, e divino; i sacramenti da lui istituiti sono divini; la Chiesa fondata da lui e divina; e credendo in lui sono sicuro di non ingannarmi, così sicuro come se fossi già nel cielo a contemplare la verità apertamente. Seguendo la mia fede, io cammino dunque dietro una guida infallibile, e facendo i sacrifici che mi comanda, so che non perdo la mia fatica e che Dio mi ricompenserà. Invano l'incredulo attacca la mia credenza; invano le nazioni fremono, i Giudei gridano allo scandalo, ed i gentili alla follia: Gesù Cristo risuscitato risponde a tutti e non vi p obiezione che non si spezzi contro la pietra del sepolcro del Redentore. Quale consolazione, quale trionfo per la fede, la quale non ha bisogno che di questo solo fatto per essere altamente giustificata! Quanto è ben giusto quindi, di rianimarla in questo bel giorno, di credere alle cose che ci insegna la religione come se noi li vedessimo, e di mostrarci pieni di fede nella mente, nel cuore, nella condotta, nel linguaggio, nella preghiera e nel luogo santo, dappertutto, e sempre!

sabato 8 aprile 2023

Meditazioni per il Sabato Santo

Uniamoci alla devozione con la quale Maria ed il discepolo diletto, la Maddalena e le sante donne ricevettero nelle loro braccia il corpo di Gesù, tolto dalla Croce da Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo. Con quale tenerezza d'amore Maria considerò tutte quelle piaghe, guardando ora le ossa slogate, ora le lividure di quel volto divino, ora le gocce di sangue stillante sulla fronte augusta incoronata di spine, e baciando quelle ferite! E il discepolo diretto, con quale trasporto di adorazione e di tenerezza, curvandosi sul sacro costato, sul quale aveva riposato la notte precedente, lo veniva baciando, e vedendolo aperto, oh come desiderava di entrarvi per gustarvi le dolcezze ineffabili della Redenzione che vi si celava nel mistero dell'amore infinito per l'umanità languente! E la Maddalena abbracciando quei sacri piedi, con quanto amore nuovamente li lava, li irriga delle sue lacrime ardenti e li asciuga con i suoi capelli, come allora quando aveva ottenuto il perdono delle sue colpe! Oh facciamo nostri i pii sentimenti di quelle sante anime!


I. Insegnamento che ci dà la sepoltura di Nostro Signore. - Questo mistero ci insegna: 1° come dobbiamo comunicarci. Dopo che il corpo adorabile di Gesù Cristo fu deposto dalla croce, Nicodemo reca cento libbre di unguento prezioso composto di mirra e di aloe per imbalsamarlo; Giuseppe d’Arimatea lo avvolge in un lenzuolo bianco per seppellirlo in un sepolcro nuovo, tagliato nella roccia, ove nessuno ancora era stato sepolto. Deposto nel sepolcro, questo si chiude con una pietra; vi si appone il sigillo dell'autorità pubblica e vi si pongono soldati a custodirlo. È così che, allorquando il corpo di Nostro Signore viene in noi per la santa comunione, noi pure dobbiamo imbalsamarlo con i profumi dei santi desideri, con gli aromi delle buone opere; offrirgli un cuore rifuggente del candore dell'innocenza, figurato nel lenzuolo senza macchia; una volontà ferma nel proposito di non mai più peccare, di cui è figura la pietra di roccia; una coscienza tutta rinnovata dalla penitenza; e dopo la comunione dobbiamo chiudere l'ingresso del nostro cuore alle seduzioni del peccato, con una pietra e col sigillo del santo raccoglimento; e aggiungervi la modestia, l'attenzione su di noi stessi, come altrettante guardie vigilanti, per impedire che ci venga tolto il tesoro prezioso che abbiamo ricevuto. Facciamo noi così?

Questo mistero ci insegna: 2° i tre caratteri che costituiscono la morte spirituale alla quale è chiamato ogni cristiano secondo la dottrina dell’Apostolo: Consideratevi come morti. Voi siete morti, e la vostra vita è nascosta con Gesù Cristo in Dio! Il primo di questi caratteri è di amare la vita nascosta e di considerarci come morti a tutto ciò che si dice o si pensa di noi, senza cercare né di vedere il mondo, né di esserne venduti. Gesù Cristo nella notte del sepolcro ci dà questa grande lezione. Che il mondo ci dimentica e ci calpesti, poco ci importa. Non dobbiamo inquietarci nel più che non s’inquieti un morto, poiché la felicità dell'anima cristiana è di nascondere la sua vita con Gesù Cristo in Dio. La nostra corrotta natura gridi pure di voler essere approvata, amata, tenuta in conto; si faccia pure un idolo della reputazione e dell'amicizia; noi dobbiamo lasciar gridare e fare orecchie da mercante. Quanto maggiore è il suo desiderio di volere la stima degli altri, tanto meno se ne mostra degna, e merita di esserne privata. Che la reputazione ci sia torta, che non siamo tenuti in alcun conto, che siamo vilipesi ed avuti in aborrimento; così sia pure, o Signore, sei Voi lo volete. - Il secondo carattere della morte spirituale, consiste nell'usare dei beni sensibili solo in quanto ci sono necessari, ma non attaccarvi alcuna importanza, né compiacerci della mollezza e degli agi della vita, dei gusti del palato, delle soddisfazioni della curiosità, che vuole tutto vedere tutto sapere; in una parola consiste nel considerarci come morti ai piaceri dei sensi. A questo secondo carattere bisogna aggiungervi un completo abbandono di se stesso alla Provvidenza; abbandono totale per cui, come un corpo morto, la si lascia agire senz'altro ragionare, senza nulla volere o nulla desiderare, indifferente a qualunque posto, e a qualsiasi occupazione. Quando perverrò, o Signore, a così alto grado di cristiana perfezione? Quando cesserò di amarmi? Quando sarò morto a me stesso, per vivere solamente Voi, Verità e Vita eterna?

venerdì 7 aprile 2023

Meditazioni per il Venerdì Santo

Rechiamoci mentalmente sul Calvario; adoriamo Gesù innalzato in Croce per la nostra salute; ed alla vista del suo corpo, che è tutta una piaga, lasciamo traboccare dai nostri cuori la compassione, la riconoscenza, la contrizione, la lode e l'amore.


I. Il Venerdì Santo giorno di amore. - Se noi percorriamo con uno sguardo d’amore il divino Crocifisso vedremo che dai piedi sino alla testa, dal minimo battito del suo cuore sino alle più vive emozioni, tutto ci induce ad amarlo, e tutto ci grida: Mio figlio dammi il tuo cuore. Le sue braccia distese ci dicono che gli ci abbraccia tutti nella sua dilezione; la sua testa, che non potrebbe riposare che sulle spine dalle quali è coperta, si inclina verso di noi, per darci il bacio della pace della riconciliazione; il suo petto tutto pesto da colpi, si solleva per i battiti del cuore che l'amore agita ancora; le sue mani violentemente lacerate dalla pesantezza del corpo, i suoi piedi, la piaga dei quali si allarga a causa del peso che portano, il suo volto emaciato, le sue vene, da cui sgorga il sangue, tutte le piaghe infine di cui è coperto il suo corpo, formano come un concerto di voci che ci gridano: “Guardate quanto vi ho amato!”. E se potessimo penetrare nel suo cuore, oh noi lo vedremo tutto ripieno di amore per ciascuno di noi, come se non avesse da amare altri, chiedente misericordia per le nostre colpe, per i nostri peccati; sollecitante per noi tutti i soccorsi della grazia; offerente per noi al Padre il suo sangue, la sua vita, i suoi dolori interni ed esterni consumante negli ardori indicibili di un amore senza limite per la nostra redenzione. Oh amore! e sarebbe forse troppo morire di amore per un tanto amore? “O buon Gesù, dirò con S. Bernardo: niente mi tocca, niente mi muove, niente mi accende, niente tanto sollecita il mio cuore ad amarvi quanto la vostra santa Passione. Questo è ciò che più mi guadagna a Voi; che a Voi mi unisce più strettamente e più fortemente mi attacca”. Oh! quanto S. Francesco di Sales aveva ragione di dire che il monte Calvario è il monte dell'amore; poiché è là, che nelle piaghe del leone della tribù di Giuda, le anime fedeli trovano il miele dell'amore e che nel cielo stesso, dopo la bontà divina, la vostra santa Passione, o divina Redentore, è il motivo più potente, il più dolce, il più violento che rapisce di amore tutti i beati! Ed io dopo ciò, Gesù crocifisso, potrei vivere un'altra vita che non sia una vita di amore per voi?

giovedì 6 aprile 2023

Meditazioni per il Giovedì Santo

Rechiamoci in spirito nell'ultima Cena, in cui Gesù Cristo, la vigilia della sua morte, radunò i suoi Apostoli, come il buon padre di famiglia che raduna i suoi figli intorno al suo letto di morte per dar loro l'ultimo addio, dir loro le sue ultime volontà, e legar loro l'eredità, che l'amor suo per essi aveva risparmiata. Allora Gesù soprattutto mostrò loro quanto li amava. Assistiamo con raccoglimento ed amore ad un così commovente spettacolo, e meditiamo i due grandi misteri del giorno: l'istituzione dell'Eucaristia e l'istituzione del Sacerdozio.



I. Istituzione dell'Eucaristia. - Ammiriamo dapprima Gesù Cristo che, in ginocchio, davanti ai suoi Apostoli, lava loro i piedi per dire a tutti i secoli quale umiltà profonda, e carità perfetta, e purità senza macchia richiede il Sacramento che gli istituiva e che essi dovevano ricevere. Ciò fatto, siede a tavola, prende il pane, lo benedice, lo spezza e lo distribuisce ai suoi cari discepoli, dicendo: Prendete e mangiate; questo è il mio corpo. Prende similmente la coppa, e la porge dicendo: Prendete e bevete; questo il mio sangue, il sangue della nuova alleanza che sarà sparso per voi in remissione dei vostri peccati. Oh come si riconosce in ciò il grande amore di Gesù Cristo per noi! Questo divino Salvatore, alla vigilia della sua partenza, non può risolversi a separarsi da noi: Non vi lascerò orfani, aveva detto; il mio Padre mi chiama, ma nell'andare a lui, non mi separerò da voi; la mia morte è stabilita negli eterni decreti, ma nel morire saprò sopravvivere a me stesso per restare con voi. La mia sapienza ne ha trovato il mezzo, il mio amore e lo metterà in esecuzione. In conseguenza di tali divine parole, Ei cangia il pane nel suo corpo, il vino nel suo sangue, ed in virtù della inseparabile unione dell'anima con il corpo ed il sangue, in virtù della indissolubile unità della persona divina con la natura umana, ciò che prima non era che pane e vino, è presentemente la persona adorabile di Gesù Cristo tutto intiero, la sua sacra persona sì grande, sì potente, come lo è alla destra del Padre, governando tutto il mondo, adorato dagli angeli stessi, che tremano la sua presenza. A tal miracolo ne succede un altro. Ciò che ho fatto io, aggiunge Gesù Cristo, voi, o Apostoli miei, lo farete, ve ne do il potere, e non solamente a voi, ma tutti i vostri successori fino alla fine dei tempi, poiché l'Eucaristia, essendo l'anima della religione e l'essenza del culto, dovrà durare quanto la religione. Tale è la ricca eredità che l'amore di Gesù Cristo lascia i suoi figli per tutta la serie dei secoli; tale è il testamento che questo buon Padre di famiglia, nel momento della sua dipartita dalla terra fece in favore dei suoi figli; fu scritto dalle sue mani e segnato col suo sangue; tale fu la benedizione, che questo buon Giacobbe diede ai suoi figlioli radunati intorno a lui prima di lasciarli. Oh preziosa eredità, caro ed amabile testamento, ricca benedizione! Mio Dio, mio Dio! Come ringraziarvi di tanto amore?

mercoledì 5 aprile 2023

Meditazioni per il Mercoledì Santo

Adoriamo Gesù Cristo, condannato a morte al tribunale di Pilato; ammiriamo in questa sentenza un mistero di amore. Gli uomini non credevano che di sfogare il loro odio, e servivano invece ai disegni di Dio: servivano all'amore del Padre, che per la nostra redenzione consegnava la morte il suo Figlio diletto; servivano all'amore del Figlio, il quale era lieto di morire: 1° per salvarci; 2° per insegnarci col suo esempio a conservare la dolcezza e l'eguaglianza dell'animo tra i giudizi ingiusti degli degli uomini o le prove, a cui la provvidenza ci assoggetta. Grazie o Gesù di questa grande lezione. I Giudei gridano che voi meritate la morte, ed è necessario che voi moriate. È a noi, o divino Salvatore, alla nostra vanità, alla nostra sensualità che conviene questa parola. Sì, le nostre passioni meritano la morte, non debbono più vivere. O Gesù, fatele morire in noi, affinché possiamo amarvi degnamente e solamente vivere per amare Voi, bontà infinita.


I. Gesù ascende il Monte Calvario. - Come fu pronunciata la sentenza di morte, fu imposto al Salvatore di prendere sulle spalle la Croce e di portarla sul Calvario. Chi potrebbe dire con quale amore egli la strinse questa croce, a cui aveva sospirato da sì lungo tempo; questa croce, da cui doveva avvenire la salvezza del mondo e che doveva riconciliare la terra col cielo; questa croce, che doveva insegnare a tutto il genere umano la pazienza nelle prove, la via del cielo! Oh croce sempre amabile, vedo il mio Salvatore e piegare le sue spalle sotto il tuo peso, e partire per il luogo del supplizio; io ti tengo dietro, e dico a me stesso: Potrei io, dopo ciò, trascinare la mia croce con impazienza e malvolentieri? Potrei non portarla di buona voglia senza mormorare e senza lamentarmi? O croce! Qualunque voi siate, sofferenze del corpo o sofferenze dell'anima, venite, venite a me: vi accetto di gran cuore, vi porterò da oggi innanzi con coraggio ed amore: vi aggiungerò anche delle mortificazioni volontarie, per assomigliare più perfettamente al mio Gesù che porta la sua croce. Nel meditare questo mistero i Santi si accesero di amore per la croce: un San Paolo fino a chiamarla una grazia preziosa; un San Pietro fino a dire: rallegratevi allorché portate la croce con Gesù Cristo; un Sant’Andrea fino ad esclamare alla vista della croce, su cui doveva morire: O buona croce sì vivamente desiderata; una Santa Teresa fino a dire: Patire o morire! Non voglio vivere senza la croce; una Santa Caterina fino ad aggiungere: Non morire ancora, ma patire più a lungo. Gesù durante il viaggio del Calvario incontra: 1° Maria, per insegnarci a ricorrere a lei in tutte le nostre afflizioni; 2° Simone il Cireneo, per ricordarci che ogni cristiano può alleggerire il peso della Croce di Gesù sia con diminuire le colpe che pesano sì dolorosamente sul suo cuore, sia portando cristianamente tutte le croci, le quali non fanno che una sola con la sua; 3° le figlie di Gerusalemme, che piangono vedendo il tristo stato in cui è ridotto: Non piangete su di me, dice loro, ma piangete su di voi. È così che Voi, o Salvatore, dimenticate Voi stesso per non pensare che a noi, mentre noi, ahimè! sappiamo così poco compatire alle vostre sofferenze, e alle sofferenze del prossimo; non pensiamo che anoi, e dimentichiamo tutto il resto. Oh se sapessimo almeno approfittare della lezione che Voi ci date!