Cristo è risorto, è veramente risorto. Egli non è "rivissuto", per poi morire "di nuovo" come Lazzaro. Il sepolcro è vuoto. Definitivamente. Gesù è vivo, il suo Cuore batte e palpita tutt'ora, soprattutto quando si rende presente, in tutta la Sua realtà di Uomo-Dio, sempre e ovunque, fino alla fine dei tempi, sugli altari in tutto il mondo, tutti i giorni, per le mani consacrate del sacerdote nel sacrificio eucaristico.
La Risurrezione e l'eucaristia fondano e giustificano la pretesa cristiana: il Re è tra noi, e non c'è potere temporale cui il Suo corpo mistico, la Chiesa, debba e possa sottomettersi. Lui c'è, non è un'idea, né un'immagine, e ogni liturgia della Messa è una vittoria irreversibile sulla tendenza di ogni autorità terrena a farsi assoluta. A credersi superiorem non recognoscens (cfr. Luca Diotallevi, La pretesa. Quale rapporto tra vangelo e ordine sociale?, Rubbettino, 2013).
Vi mostro una fotografia - che debbo a un caro amico - che è figura paradigmatica di un'attuazione di questa pretesa, cioè del giusto ordine del rapporto tra le autorità civili e le istituzioni che "incarnano" nella funzione, così rappresentando la civitas, e la Presenza, quindi il vangelo, e la Chiesa come anticipazione del Regno.
Tanti cari auguri a tutti per una Santa Pasqua di Risurrezione.
Giovanni Formicola