Quindi cosa differenzia un contro-rivoluzionario da un reazionario?
Le terminologie hanno sempre un che di convenzionale, ma anche una componente ch’è consequentia rerum. Rivoluzione – la cosa la chiamano così i suoi attori, e non c’è motivo per smentirli, e il termine nello stesso senso lo recepisce per ben oltre un secolo il Magistero della Chiesa – dice certamente sconvolgimento, disordine, rovesciamento. Ma, allora, un’insorgenza, anche armata, contro un potere rivoluzionario – come quella cristera in Messico, o franchista (in realtà una Cruzada) in Spagna – potrebbe essere assimilata a un fatto di Rivoluzione. Epperò mons. Gaume ci ha poc’anzi ricordato che Rivoluzione è un contenuto, non un modo. E il suo contenuto è nel rifiuto di Cristo e del cristianesimo, in ultima analisi del Dio vero, nella storia, costruendo una società contro di Lui, quindi contro l’uomo. Il mondo voluto dalla Rivoluzione è fondato sull’anti-decalogo, là dove la civiltà cristiana si basa sul decalogo. Il che ovviamente non significa, nell’eone del peccato originale, la sua effettiva osservanza sempre, dovunque e da tutti, bensì solo l’intentio egemone in un popolo, che non smette di peccare, ma non chiama atto eroico o virtù il peccato. Tuttavia, rivoluzione è anche un termine tecnico, che dice moto di ritorno al punto di partenza intorno a un centro, e in questo senso l’uso che ne facciamo è consequentia rei. Infatti, se il centro è Cristo – cui la Rivoluzione è subalterna, nella misura in cui esiste in funzione del rifiuto di Lui –, il punto di partenza è la realtà dell’uomo e dell’umana convivenza prima dell’Incarnazione e della conseguente civilizzazione cristiana. Politeismo, cioè relativismo delle religioni create dall’uomo ch’è dunque il vero dio, relativismo morale, aborto e infanticidio, selezione eugenetica (post-natale, in mancanza di strumenti per una diagnosi pre-natale), eutanasia, divorzio e adulterio, sodomia, travestitismo, orge bisessuali, erano tutte condotte legittimate e diffuse (deprecate solo da parte di pochi spiriti eletti, che testimoniano l’innaturalità di esse), cui facevano da corredo massificazione urbana, centralizzazione politica ed economica, tassazione elevata, denatalità. La Rivoluzione, se è un processo per un mondo senza e contro Cristo, è un itinerario verso il mondo com’era prima di Cristo: un ritorno indietro, al punto di partenza, altro che progresso. Il contro-rivoluzionario coglie l’unità e la globalità del processo, e vi si oppone integralmente, dal principio: l’affermazione di Dio, l’obbedienza a Lui e il riconoscimento dei suoi diritti. Il reazionario – detto sempre in modo convenzionale, ma non senza fondamento nelle cose – è colui che reagisce ad uno o più di uno dei mali causati dalla Rivoluzione, per esempio la povertà e l’asservimento derivanti dalla confisca totale o parziale della proprietà e della libertà economica, ma non ha la visione globale, non è consapevole del fenomeno nella sua intierezza. Il che non esclude la nobiltà di tale reazione, che ricorda quella degli anticorpi d’un organismo minacciato da un morbo, che però non sempre è terapia radicale. Il reazionario è il miglior alleato del contro-rivoluzionario, e spesso i termini sono usati come sinonimi. Va anche detto che reazionario è termine usato in modo balistico, per così dire. Con esso si vorrebbe intimidire l’interlocutore, che si vergogna di tale appellativo, essendo stati nobilitati quelli di rivoluzionario e progressista. Però mi sembra d’aver dimostrato, da un lato, che Rivoluzione e progressismo corrano precipitosamente all’indietro, avendo ripristinato la socializzazione di vizi e di mali che la civiltà cristiana, se non debellati del tutto, aveva certo coperti di cattiva fama, e quindi nel senso comune erano diventati almeno cose di cui vergognarsi, da non ostentare e men che meno propagandare e propugnare come conquiste di civiltà, diritti umani. Dall’altro, che se non v’è reazione ad un morbo, il corpo muore, e così il corpo sociale. Ancorché d’una “morte” peculiare, che non esclude una rinascita, il cui nome corretto può essere restaurazione. La natura morbosa del processo rivoluzionario, peraltro, è ormai dimostrata dai fatti, dai fiumi di sangue che ha versato e soprattutto dalla perdita dell’humanum che ha causato, di cui siamo sgomenti spettatori e vittime. Sicché la reazione ad esso è, come si dice, cosa buona e giusta, e compito d’un’avanguardia contro-rivoluzionaria e renderla consapevole in modo globale, per evitare l’illusione di combattere la Rivoluzione attestandosi in difesa d’una sua fase anteriore.
Può esistere una Contro-Rivoluzione al di fuori dell’àmbito cattolico?
Per quanto detto, la risposta è no. Se la Rivoluzione è anti-cristiana (cioè anti-cattolica, sin dalla sua prima fase protestantica, Rivoluzione religiosa) nella sua essenza, la Contro-Rivoluzione vero nomine può essere solo cattolica. Ciò non esclude che si possa alleare congiunturalmente con reazionari non cattolici, ma avendo cura sempre di sottolineare le differenze dottrinali.
Una domanda sull’attualità. Molti hanno visto in Donald Trump un argine al dilagare della Rivoluzione. Come può essere classificata la sua figura?
Mentirei se dicessi che mi piace la sua pettinatura, che apprezzo il suo stile, etc. Ma, se mi consente di esprimermi così, chi se ne importa. Non siamo al cospetto d’una parata di eserciti contrapposti, ma nel cuore di una battaglia al calor bianco, certo poco o punto cruenta – la Rivoluzione incruenta è la più efficace e la più difficile da contrastare –, e lui ha tirato, se così si può dire, sempre, ma proprio sempre, nella direzione giusta. Sia per quel che concerne i principi che fondano e reggono ogni umana civiltà, sintetizzabili nelle formule “Dio Patria Famiglia” e “Tradizione Famiglia Proprietà”, sia per quel che concerne le specifiche scelte geopolitiche, a cominciare dal contrasto alla Cina comunista. Perciò non poteva vincere, anche se in realtà ha vinto. E allora giù con brogli, aggressione mediatica, e complicità giudiziaria, anche da parte dei giudici “buoni”. Questo dimostra quanto sia potente la Rivoluzione anti-cristiana, e quanto siano fuori strada i perbenisti, moralisti e istituzionalisti, affetti dalla malattia senile d’ogni destra (posto che la Rivoluzione si dice sinistra, e questo le vale in tutti i sensi), il moderatismo, che oggi s’è scagliato contro Trump, senza capire che l’alternativa a lui è una delle peggiori incarnazioni del male storico: i mandanti della coppia Biden-Harris. Però, se ciò nonostante c’è stato un Trump, un kat’echon oggettivo – e penso che il fatto che adesso se ne tenti la damnatio memoriae, in stile romanistico, dimostri che fosse tra i pochi buoni del nostro tempo –, non è impossibile che ve ne sia un altro. Magari meglio formato, e cattolico.
Per concludere, come può continuare l'opera di Giovanni Cantoni nei tempi in cui viviamo?
La Rivoluzione è eco nella storia del non serviam luciferino, cioè, come disse qualcuno, è satanica nel suo principio e nel suo spirito, ch’è disobbedienza a Dio. La Contro-Rivoluzione non potrà ch’essere angelica, cioè principiare dall’incondizionata obbedienza a Dio, cioè a Gesù che lo ha rivelato, allo Spirito che continua e rivelarlo e a santificare con i mezzi della grazia – i sacramenti e soprattutto la santa Messa, sacrificio del Corpo e del Sangue del Signore – e l’insegnamento che disveli la Verità tutta intera attraverso la sua Chiesa. Che continua la presenza di Cristo, di cui è il Corpo Mistico, nella storia. Sacramento di salvezza, la Chiesa, non certo fattore di civiltà, se non in modo secondario, cioè la civiltà come effetto dell’accoglienza da parte degli uomini della sua maternità e magistero. Madre e maestra, colonna e fondamento della verità, che gli uomini, prendendola sul serio, trasformeranno in civiltà, che non è il paradiso in terra, ma una condizione storica che aiuta a raggiungerlo, assicurando alla Chiesa – non meramente agli uomini di Chiesa – non solo libertà, ma anche e soprattutto un consentito (non imposto) ruolo privilegiato nella dinamica sociale. Giovanni Cantoni, senza risparmiarsi un’ora sola, s’è impegnato a formare formatori, a mettere a loro disposizione anzitutto gli strumenti spirituali – la prima opera restauratoria da parte sua è stata quella di non tenere mai separati preghiera, studio e attività, ch’è il paradigma d’ogni possibile civiltà cristiana –, poi quelli culturali e operativi, affinché si guadagnasse consenso al messaggio di Cristo e a tutte le sue implicazioni nell’ordine dell’umana civilizzazione, come avvenne al tempo della prima evangelizzazione (con la non piccola differenza che allora il cristianesimo, per quanto avversato, era un novum, era sconosciuto, oggi è quel ch’è stato combattuto e rifiutato). E poi liberare il principio angelico, che proprio come un uccellino uscito dalla gabbia andrà a posarsi dove vuole. Ecco, noi ci sforziamo con i mezzi che abbiamo e tenendo conto di tutti mutamenti intervenuti – che però sono come gli abiti che indossiamo: risentono del clima esterno, ma sempre due gambe e due braccia prevedono –, di continuare ogni giorno, a formarci e formare formatori, con il massimo rigore dottrinale, senza nulla tacere, per combattere la Rivoluzione nella battaglia di oggi, la battaglia dello spirito e delle idee, che nel XXI secolo riguarda sempre più la famiglia come Dio l’ha voluta e la vuole, ma non solo. Compiamo ogni giorno l’opera, per quanto piccoli siano i gesti che saremo in grado di fare. Una battaglia contro la Rivoluzione tutta intera, anche quella nella Chiesa, opportune et importune, senza reticenze e auto-censure. Preghiamo per non venir meno in questo impegno per la civiltà cristiana, cioè per la Contro-Rivoluzione come mezzo al fine. Sapendo sempre che la Gerusalemme celeste scenderà dal Cielo e non salirà dalla terra per lo sforzo degli uomini, figuriamoci il nostro, e che a noi non tocca realizzare la giustizia, ma agire con giustizia, come disse il compianto cardinal Caffarra, in Christo.
Per un iniziale approfondimento consiglio la lettura – meglio, lo studio guidato in piccoli gruppi, e siamo a disposizione per questo – di Rivoluzione e Contro-Rivoluzione.
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