giovedì 24 gennaio 2019

Il Sessantotto: la rivoluzione sbagliata

Siamo una nazione allo sbando in un continente allo sbando con una natalità che si avvia serenamente all’estinzione e un’estinzione già avviata che non si preannuncia per niente serena.

E’ fondamentale continuare a parlare del Sessantotto, o meglio contro il Sessantotto. La società prima del Sessantotto non era perfetta: perché avrebbe dovuto esserlo? Era piena di ingiustizia: perché avrebbe dovuto essere altrimenti? In tutti i casi il mostro nazista era stato sconfitto e il mostro sovietico si era attenuato e ingrigito rispetto al fiume di sangue del periodo staliniano, stava nascendo una maggiore ricchezza. La società occidentale che ha preceduto il Sessantotto era veramente zeppa di difetti e sicuramente, come ogni società umana, necessitava di infinite migliorie, da fare con umiltà e gratitudine per tutta la marcia dell’umanità fatta prima, senza disprezzo, senza arroganza, senza distruggere e senza uccidere.

Per comprendere il Sessantotto è molto utile riascoltare la conferenza tenuta a Parma il 7 aprile 2018 da Giovanni Formicola o, meglio, leggere il suo preziosissimo e densissimo libro Il Sessantotto, macerie e speranze (edizioni Cantagalli). Soprattutto oggi è importante studiare il Sessantotto, perché i sessantottini “si sono fatto grandi” e occupano cattedre e presidenze di Corti di Cassazione, tribunali, e quindi il Sessantotto non si è esaurito: è vivo e vegeto.


I Sessantotto sono due: quello del piombo e quello del desiderio. Il Sessantotto degli anni di piombo è stato quello politico-militare, quello dei morti ammazzati, dei gambizzati. Ricordo bene il Sessantotto: tra i morti anche due amici di famiglia, il giornalista Carlo Casalegno e il giudice Riccardo Palma. Avevamo le camionette della polizia agli angoli delle strade, sempre più insanguinate. Non è un fenomeno concluso, nota Formicola, perché gli orfani sono ancora orfani, i mutilati sono ancora mutilati, i morti sono ancora morti, le vittime non sono diventate ex vittime, mentre i brigatisti sono diventati ex brigatisti e hanno posizioni importanti. Il terrorismo apparentemente si opponeva alla burocrazia dei partiti comunisti, ma in realtà lo schema era una dialettica paura-simpatia: il terrorista faceva paura, quindi il Poi si presentava come il normalizzatore, ammantato di simpatia, diventava un partner politico affidabile e credibile, usciva dal ghetto di partito legato ad una dittatura straniera micidiale e aggressiva, anche se era sempre legato, anche economicamente, a quella dittatura.

I terroristi catturati sono liberi e amati perché c’è a loro favore un pregiudizio positivo: il fine era buono, salvare i poveri, combattere l’ingiustizia sociale. Errore gravissimo: se i mezzi sono ignobili, il fine lo è altrettanto. Nessuno che uccida inermi e innocenti può avere un fine etico. Il fine era ignobile: instaurare al posto di una democrazia un po’ scassata e parecchio imperfetta una perfetta dittatura, qualcosa sul simpatico modello Lenin, Stalin, Mao, Pol Pot. Osserva Formicola che, in un certo senso, il mafioso. meno pericoloso del comunista: il mafioso non ti rieduca, vuole solo denaro e potere; il comunista vuole la nostra anima e nessuna mafia, per quanto violenta e spietata, ha mai potuto essere paragonata al Kgb o a un gulag.

E poi c’è il secondo Sessantotto, il Sessantotto del desiderio, che però necessita di riconoscimento giuridico, cioè la trasformazione del desiderio in diritto. Non c’è stata nessuna rivoluzione sessuale, c’è stata una rivoluzione erotica. Questo è un punto fondamentale dell’avvocato Giovanni Formicola, su cui non posso che essere entusiasticamente d’accordo. Non c’è stata nessuna rivoluzione sessuale, c’è stata una rivoluzione erotica. Il sesso è una cosa meravigliosa, il dono più grande di Dio, se siamo credenti, il dono più grande della natura. Attraverso l'amore nasce la vita, nascono i bambini. La sessualità è legata alla riproduzione, la riproduzione avviene grazie al piacere della sessualità. Nessun cane e nessun cavallo maschio penserebbe mai di spremere i suoi spermatozoi in una femminino in calore. Tra gli animali la sessualità è strettamente strettamente legata al concepimento. Tra gli esseri umani la sessualità serve anche per tenere insieme, grazie al piacere e alla gioia, i due genitori nel lunghissimo processo di educazione dei figli e poi dei nipoti. Dove la riproduzione non ci sia, non ci sia mai stata, non ci sia mai stata la sua potenzialità, abbiamo erotismo. Quella del Sessantotto è stata una rivoluzione erotica. Di sessualità non ne abbiamo mai fatta così poca. Infatti non mettiamo al mondo figli, e la sessualità è legata alla riproduzione. Il nostro è erotismo, e dato che l’erotismo per definizione è noioso, vivacizziamo con la violenza: la pornografia è violenza, e diventa sempre più violenta, il sadomaso, sempre più di moda è violenza, l’erotismo a casaccio è violenza; ti prendo e ti lascio quando voglio, il mio v oltre non ha limiti, se ti spezzo il cuore è irrilevante, se lo spezzo ai nostri figli è ancora meno importante, l’aborto è violenza e la violenza raggiunge il massimo nel porno stuff movie, dove le violenze, le torture o addirittura gli assassini sono reali.

C’è una sorta di pensiero socializzato: l’idea che la rivoluzione, cioè la rottura completa col passato, sia un evento positivo. La storia umana è un itinerario. La sua interruzione violenta non è nulla di positivo. Questo mito della rivoluzione matura nel Seicento con la negazione del peccato originale, ma da un elemento di struttura che può essere modificabile, con una rivoluzione appunto, bella e tonda come lo zucchero filato, e dopo la rivoluzione il latte e il miele scorrerà a fiumi. La Rivoluzione, con la R maiuscola, diventa il nuovo Dio. E con la Rivoluzione, maiuscola, c’è la mentalità progressista, che vede il presente come qualcosa di nettamente superiore al passato che diventa pura zavorra. Il Sessantotto è stato l’annientamento dell’Io e quindi della responsabilità individuale a favore del Noi, l’assemblea, il collettivo, il gruppo, il gruppuscolo. Il relativismo: il criterio del bene e del male, del giusto e dell’ingiusto vengono sovvertiti: il nuovo è sempre bene, il vecchio è sempre male. alcuni slogan tipici del Sessantotto sintetizzano questa sua cifra: Dio è morto; Lotta dura contro natura; vietato obbedire; Vietato vietare; Vogliamo tutto e subito; Fantasia al potere (contro, come si disse, la camicia di forza della ragione aristotelica: ed infatti in una scalmana diffusa hanno completato il proprio impazzimento anche architettura, musica, pittura, eccetera).

Il Sessantotto è stato quindi una rivolta contro Dio, un fenomeno gnostico. e non può essere compreso se non lo analizziamo dall’unico punto punto di vista che ci permette di capire la storia, quello religioso. Il Concilio Vaticano II, la modificazione della liturgia che abolisce il sacro in favore dell’assemblea, che sostituisce il Sacrificio con la mensa, sono la causa  e anche la conseguenza di una frattura epocale. Potenzialmente mortale, ma dalla quale possiamo uscire. Che gli uomini ricomincino ad amare le donne, che le donne ricomincino ad amare gli uomini, che le nostre Chiese riscoprano il gregoriano, e ne usciamo.

di Silvana De Mari - La Verità 16/01/2019



1 commento:

  1. Grazie Silvana De Mari. Ascolto sempre le tue pillole antidepressive. I tuoi pensieri sono brevi, semplici (per i semplici come
    me), diretti, incisivi e soprattutto istruttivi nell'ottica cristiana. Grazie infinite. I tuoi scritti ci fanno un gran bene. Luisella.

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