Adoriamo lo Spirito di Dio, che ispira alla Chiesa l'istituzione dell'Avvento per prepararci alla grande solennità del Natale, di cui questo tempo è come la vigilia. Dice San Carlo: Vigilia che non deve sembrare troppo lunga a chiunque apprezzi l'eccellenza della festa alla quale si prepara. A tale effetto la Chiesa, levando gli occhi al Cielo, esclama: O Dio! Venite con la vostra grazia onnipotente a disporre i nostri cuori, e anche dice a noi nell'epistola di questo giorno: Uscite dalla vostra sonnolenza, risvegliatevi, figli degli uomini, preparate i vostri cuori: la nascita del salvatore si avvicina. E però sostituisce ai suoi ornamenti di festa vesti di penitenza, e alle sue preghiere ordinarie preghiere speciali e più lunghe; e per quanto può, chiama sui pulpiti predicatori straordinari, che in accenti di voce nuova possano con più efficacia muovere i cuori. Entriamo volentieri nello spirito della Chiesa, facendo nostri, in questo santo tempo i suoi sentimenti.
I. Perché si deve meditare in una maniera speciale, nell'Avvento, il mistero di Dio incarnato? - La Chiesa, nella sua profonda sapienza, non ha creduto introdursi subito nel Presepe di Betlemme, ma ce lo mostra quasi a dito un mese prima, dicendoci: Preparatevi a comparire davanti al divino Infante. Meditate seriamente su questo gran mistero, che, nascosto per nove mesi nel seno di Maria, si manifesta poi al mondo nel dì del Natale. Preparategli nel vostro cuore, con la meditazione, una fede viva per le sue grandezze, una religione profonda per la sua maestà abbassata, un amore riconoscente per la sua carità, un'umiltà vera per onorare i suoi annientamenti, una dolcezza di carattere e di parole rispondenti alla sua incomparabile benignità, uno spirito di penitenza e di raccoglimento, che non sia difforme dall'austerità del Presepe e dalle santi contemplazioni del divino Infante. Se non preparate così i vostri cuori con una seria meditazione del mistero del Verbo incarnato, perderete le grazie annesse alla grande solennità. Preveniamo una tale sventura, cominciando sin da oggi a meditare sopra così alto mistero ed a menare una nuova vita.
II. Perché si deve meditare in una maniera speciale, nell'Avvento, la venuta del Salvatore per giudicarci? - Senza dubbio dobbiamo richiamare alla nostra memoria in tutti i giorni della vita questo gran giudizio, col quale il mondo finirà, e ripetere ad ogni azione: Dopo questa, il giudizio. La Chiesa tuttavia, stimando questo pensiero utilissimo a farci entrare nei sentimenti di fervore propri del santo tempo dell'Avvento, col racconto del giudizio ultimo, che ci fa leggere oggi nel Vangelo, ce lo presenta come soggetto di speciali meditazioni. È quindi per noi un dovere entrare nelle sue intenzioni con il concepire una fede viva di quel gran giorno, sì consolante per i buoni, che riceveranno allora la ricompensa delle loro virtù, sì terribile per i peccatori, che avranno il castigo dei loro vizi, ed ascoltare, come San Girolamo, la voce della tromba, che ci convocherà in presenza dell’Eterno Giudice. E questa voce risuoni nell'intimo del nostro cuore per tutto questo tempo, per farci tremare al pensiero del male, e per incoraggiarci alla pratica di tutto ciò che è bene.
III. Perché si deve meditare di una maniera speciale, nell'Avvento, la venuta del Salvatore nei nostri cuori con la sua grazia? - Perché questa venuta è il mezzo speciale, per cui si comunicano all'anima le grazie del mistero del Natale. Gesù Cristo in questa gran festa non nasce corporalmente come a Betlemme, ma nasce spiritualmente con la sua grazia nelle anime ben preparate. Vive in esse col suo spirito, con i suoi sentimenti, con la sua umiltà, con la sua dolcezza, con la sua carità, con tutte le sue virtù che loro comunica. O buon Gesù, quanto abbiamo bisogno che Voi viviate in noi! Voi solo, o mio Dio, potete rendere all'anima nostra sfigurata dal peccato la sua bellezza primiera; Voi solo siete la nostra salute, la nostra forza, la nostra consolazione; senza di Voi, la nostra povera anima languisce e viene meno come l'erba senza acqua. Siamo infermi e non possiamo essere guariti che da Voi; siamo caduti e non possiamo essere rialzati che da Voi. Mostrateci le vostre divine bellezze che ci rapiscono l'anima; così, presi dalle vostre attrattive, verdeggerà il fiore della nostra innocenza. Questa nascita è questa vita della grazia in noi la otteremo: 1° per via di ferventi preghiere, ispirate dal sentimento del bisogno che ne abbiamo; 2° a forza di vigilanza per ascoltare la grazia, che altro non desidera se non parlarci; 3° a forza di una generosa obbedienza, e di un abbandono semplice e pieno di amore alle sue ispirazioni. Sono queste le nostre disposizioni?
tratto da: Hamon-Bertola, Meditazioni e colloqui eucaristici.
Nessun commento:
Posta un commento