Uniamoci all'Apostolo S. Paolo, prostrato innanzi all'Eterno Padre, per sollecitare in favore dei fedeli di Efeso una conoscenza sempre più profonda di Gesù Cristo e del suo amore, conoscenza che supera ogni scienza. Desideriamo ardentemente per noi questa divina conoscenza, e domandiamo a Dio, per l'anima nostra con tutto l'ardore dei nostri sospiri, dicendo: Signore, fate che io vi conosca, finché vi ami.
I. Non vi è studio più nobile e più degno per l'uomo che quello del mistero dell'Incarnazione.
- Si trovano in realtà in questo mistero tutte le perfezioni di Dio, e
tutte le perfezioni della creatura unite insieme; poiché il Verbo
Incarnato consustanziale al Padre, è come lui infinitamente perfetto; e
consustanziale a noi, è adorno di tutte le perfezioni, di cui Dio
nell'ordine naturale di Provvidenza può arricchire una creatura. La
stessa SS. Triade ne è deliziata, e se ne compiace trovandovi per sé una
gloria infinita; mentre il Paradiso vi trova la sua gioia, il suo
tesoro, il soggetto delle sue lodi, ed esclama: Gloria a Dio nel più alto dei Cieli.
Si può quindi dare per l'intelletto umano altro studio più degno? Noi
amiamo conoscere gli uomini illustri, ed avremmo a vergogna ignorare
l'origine e la storia delle loro grandiose gesta; ed il Verbo incarnato,
la gloria e l'onore della nostra natura a lui unità ipostaticamente,
lui nostro redentore e salvatore, nostro re e maestro, e nello stesso
tempo nostro fratello, coerede insieme e compartecipe del regno dei
cieli, non ci curiamo di studiarlo, oppure lo studiamo così poco e così
poco lo conosciamo da meritarci il grave rimprovero che S. Giovanni
faceva ai Giudei: Egli è in mezzo a voi, e voi non lo conoscete! Se Mosé diceva a se stesso, parlando del Roveto ardente: Andrò e vedrò questa grande meraviglia,
come noi non diciamo a noi stessi: Vogliamo studiare per conoscere
sempre più la meraviglia superiore ad ogni altra meraviglia, la
meraviglia del Dio immutabile per essenza che comincia ad essere quel
che non era; la meraviglia del Dio che resta qual’è, senza niente
perdere della sua maestà e della sua gloria, facendosi uomo e
appropriandosi le umane miserie; la meraviglia del culto supremo
riservato sino allora a Dio solo, e adesso resto ad un Uomo-Dio, non
solo dagli uomini ma dagli stessi Angeli, che adorano in lui la
debolezza onnipotente, l'eterno nato del tempo, l'infinito ristretto in
un piccolo spazio, l'autore del mondo disceso tra le sue opere e
divenuto come la più meschina delle medesime? Vogliamo contemplare e
studiare il Creatore nella sua creatura, il cielo nella terra, la gloria
somma nella ignominia, l'infinita ricchezza nella povertà,
l'immortalità della morte, e, meglio ancora, la vita divina nell'umana,
le perfezioni del Cielo visibili in terra, la più profonda umiltà nella
più sublime altezza, l'abnegazione di sé nella divinità, il sacrificio
incomparabile in colui al quale è dovuto ogni sacrificio? Perché non
imitiamo S. Paolo che faceva di Gesù Cristo il suo continuo studio e la
sua unica scienza? Conoscere Gesù Cristo, ecco tutta la sua ambizione e
la sua gloria! e dopo questa divina scienza tutto il resto gli sembrava
piuttosto una perdita, che un guadagno. Stimiamo noi così lo studio e la
conoscenza di Gesù?
II. Non vi è studio più utile di quello dell'Incarnazione.
Dio ci ha dato tutto in Gesù Cristo; e perciò questo mistero è un
tesoro inesauribile di ricchezze di beni spirituali. Ma un tesoro non
produce che in quanto si possiede; e non si possiede, nel mistero della
Incarnazione, che in quanto si studia e si approfondisce. Infatti con
questo studio si impara ad amare Dio Padre che ci ha dato il suo Figlio,
si impara ad amare suo Figlio che si è dato a noi, lo Spirito Santo che
ha operato questo mistero del seno di Maria, e Maria stessa che vi ha
sì divinamente cooperato. Più si studia questo gran soggetto, più il
cuore si accende di amore; e non si vorrebbe più vivere che di amore per
Dio, che ci ha tanto amato. Studiando questo mistero si impara a
giudicare sanamente di tutto, perché vi si conoscono i giudizi e gli
apprezzamenti di Gesù Cristo, regole infallibili del vero; si impara a
far santamente tutte le cose, perché si mettono dinanzi agli occhi gli
esempi dell'Uomo-Dio, tipo adorabile del bene. Se si vuole adorare Dio,
lo si adora perfettissimamente, unendo i nostri omaggi a quelli del
Verbo incarnato, che li divinizza presentandoli al Padre improntati
della dignità della sua per persona. Se si vuole qualche grazia, si
depone la preghiera nel cuore del Verbo incarnato, che le comunica la
onnipotenza del suo intervento sul cuore di Dio. Finalmente studiando
questo mistero, la virtù si mostra sì bella, così affascinante che
l'uomo l'abbraccia con entusiasmo e con gaudio trovandone la pratica
quanto facile altrettanto dolce, perché dice a se stesso: il mio Dio non
mi domanda niente che egli per primo non abbia fatto; potrei lamentarmi
che egli domandi troppo? Tali sono i preziosi vantaggi che offre lo
studio di questo mistero. Ne abbiamo noi approfittato sinora? Lo
studiamo con amore nel Vangelo, negli scritti di S. Paolo e degli
Apostoli, nelle opere ascetiche, che ne descrivono la grandezza e la
magnificenza?
tratto da: Hamon-Bertola, Meditazioni e colloqui eucaristici.
Nessun commento:
Posta un commento