Adoriamo Gesù Cristo, condannato a morte al tribunale di Pilato; ammiriamo in questa sentenza un mistero di amore. Gli uomini non credevano che di sfogare il loro odio, e servivano invece ai disegni di Dio: servivano all'amore del Padre, che per la nostra redenzione consegnava la morte il suo Figlio diletto; servivano all'amore del Figlio, il quale era lieto di morire: 1° per salvarci; 2° per insegnarci col suo esempio a conservare la dolcezza e l'eguaglianza dell'animo tra i giudizi ingiusti degli degli uomini o le prove, a cui la provvidenza ci assoggetta. Grazie o Gesù di questa grande lezione. I Giudei gridano che voi meritate la morte, ed è necessario che voi moriate. È a noi, o divino Salvatore, alla nostra vanità, alla nostra sensualità che conviene questa parola. Sì, le nostre passioni meritano la morte, non debbono più vivere. O Gesù, fatele morire in noi, affinché possiamo amarvi degnamente e solamente vivere per amare Voi, bontà infinita.
I. Gesù ascende il Monte Calvario. - Come fu pronunciata la sentenza di morte, fu imposto al Salvatore di prendere sulle spalle la Croce e di portarla sul Calvario. Chi potrebbe dire con quale amore egli la strinse questa croce, a cui aveva sospirato da sì lungo tempo; questa croce, da cui doveva avvenire la salvezza del mondo e che doveva riconciliare la terra col cielo; questa croce, che doveva insegnare a tutto il genere umano la pazienza nelle prove, la via del cielo! Oh croce sempre amabile, vedo il mio Salvatore e piegare le sue spalle sotto il tuo peso, e partire per il luogo del supplizio; io ti tengo dietro, e dico a me stesso: Potrei io, dopo ciò, trascinare la mia croce con impazienza e malvolentieri? Potrei non portarla di buona voglia senza mormorare e senza lamentarmi? O croce! Qualunque voi siate, sofferenze del corpo o sofferenze dell'anima, venite, venite a me: vi accetto di gran cuore, vi porterò da oggi innanzi con coraggio ed amore: vi aggiungerò anche delle mortificazioni volontarie, per assomigliare più perfettamente al mio Gesù che porta la sua croce. Nel meditare questo mistero i Santi si accesero di amore per la croce: un San Paolo fino a chiamarla una grazia preziosa; un San Pietro fino a dire: rallegratevi allorché portate la croce con Gesù Cristo; un Sant’Andrea fino ad esclamare alla vista della croce, su cui doveva morire: O buona croce sì vivamente desiderata; una Santa Teresa fino a dire: Patire o morire! Non voglio vivere senza la croce; una Santa Caterina fino ad aggiungere: Non morire ancora, ma patire più a lungo. Gesù durante il viaggio del Calvario incontra: 1° Maria, per insegnarci a ricorrere a lei in tutte le nostre afflizioni; 2° Simone il Cireneo, per ricordarci che ogni cristiano può alleggerire il peso della Croce di Gesù sia con diminuire le colpe che pesano sì dolorosamente sul suo cuore, sia portando cristianamente tutte le croci, le quali non fanno che una sola con la sua; 3° le figlie di Gerusalemme, che piangono vedendo il tristo stato in cui è ridotto: Non piangete su di me, dice loro, ma piangete su di voi. È così che Voi, o Salvatore, dimenticate Voi stesso per non pensare che a noi, mentre noi, ahimè! sappiamo così poco compatire alle vostre sofferenze, e alle sofferenze del prossimo; non pensiamo che anoi, e dimentichiamo tutto il resto. Oh se sapessimo almeno approfittare della lezione che Voi ci date!
II- Gesù Cristo crocifisso. - Pervenuto in cima del Calvario, il nostro adorabile Salvatore viene spogliato della sua tunica. Quella tunica era sì attaccata al suo corpo tutto insanguinato, che nello strapparla con violenza si riaprirono tutte le piaghe. O mistero di dolore! Ecco Gesù, nudo come un verme innanzi a tutto il popolo che lo schernisce; o mistero di ignominia! Gli si ordina di distendersi sulla croce, ed egli si pone su quel letto sì duro, benedicendo il Padre che gli aveva fatto giungere l'ora del sacrificio. Gli si impone di stendere le mani, i piedi; ed egli li stende e soffre che siano traforati dei chiodi, per espiare l'abuso che abbiamo fatto delle nostre mani e dei nostri piedi, dei nostri affetti e delle nostre opere; o mistero di obbedienza! Poi si innalza la croce, la si conficca in terra; e la scossa gli rinnova tutti i dolori, il peso del corpo allargandogli la piaga dei piedi e delle mani. Per tre ore rimane là sospeso tra il cielo e la terra; è il Sacerdote eterno, che offre alla Giustizia del Padre il sacrificio della sua vita immacolata per la nostra salute; è il Maestro supremo, che dall'alto di quella cattedra novella, insegna agli uomini il distacco dalle cose del mondo, la povertà, l'umiltà, l’obbedienza, la pazienza, la rassegnazione, ossia la conformità alla volontà di Dio. O mistero di amore! È l'amore che si immola, e vuole in cambio di tanto sacrificio tutto l'amore dei nostri cuori. O Gesù, eccolo questo povero cuore che dove andate; io ve lo dono, attaccatelo alla vostra croce, affinché possa dire con l'Apostolo: Sono inchiodato alla Croce con Gesù Cristo: Quando sarò levato da terra, trarrò tutto a me. Mantenete la vostra parola, Signore, traetemi a voi; traetevi tutto il mio cuore, affinché non viva che per voi; che sia tutto vostro e solamente vostro, in vita e in morte!
tratto da: Hamon-Bertola, Meditazioni e colloqui eucaristici.
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