domenica 9 aprile 2023

Meditazioni per la Domenica di Risurrezione

Innalziamo questa mattina dal nostro cuore giocondo tutti i sentimenti di cui è capace, di lode, di adorazione e di amore a Gesù risuscitato. Rallegriamoci ed esultiamo, poiché è questo il giorno della vittoria e del trionfo del Signore nostro Gesù Cristo. Uniamoci agli Angeli per cantare gloria a Dio: Alleluia.


I. La risurrezione di Gesù Cristo è il trionfo della nostra fede. - Gesù Cristo è veramente risuscitato. Gli Apostoli che lo attestano ed hanno sigillato col sangue la loro testimonianza, non hanno potuto ingannarsi, poiché hanno conversato con lui per quaranta giorni; non hanno voluto ingannarci, poiché i loro più cari interessi in questo mondo e nell'altro a ciò si opponevano, e d'altronde se Gesù Cristo non fosse risuscitato, sarebbe apparso gli occhi loro un impostore che li aveva burlati, predicando loro la sua risurrezione; né avrebbero potuto ingannarci, quando anche lo avessero voluto, poiché i soldati romani, preposti alla custodia del sepolcro, non avrebbero lasciato rapire il corpo. È dunque ben certo, o Signore Gesù, che siete veramente risuscitato; e dunque ben certo conseguentemente che siete il gran Dio onnipotente, poiché un uomo morto non può ritornare in vita da se stesso, dopo tre giorni dalla sua morte. Dio solo, padrone della vita e della morte è capace di un tal prodigio. O santa festa di Pasqua, quanto mi sei cara! La risurrezione del mio Salvatore è per me la prova incontestabile della sua divinità, e perciò solo la garanzia di tutte le mie credenze. Se Gesù Cristo è Dio, la sua Religione e divina; il Vangelo, che è la sua parola, e divino; i sacramenti da lui istituiti sono divini; la Chiesa fondata da lui e divina; e credendo in lui sono sicuro di non ingannarmi, così sicuro come se fossi già nel cielo a contemplare la verità apertamente. Seguendo la mia fede, io cammino dunque dietro una guida infallibile, e facendo i sacrifici che mi comanda, so che non perdo la mia fatica e che Dio mi ricompenserà. Invano l'incredulo attacca la mia credenza; invano le nazioni fremono, i Giudei gridano allo scandalo, ed i gentili alla follia: Gesù Cristo risuscitato risponde a tutti e non vi p obiezione che non si spezzi contro la pietra del sepolcro del Redentore. Quale consolazione, quale trionfo per la fede, la quale non ha bisogno che di questo solo fatto per essere altamente giustificata! Quanto è ben giusto quindi, di rianimarla in questo bel giorno, di credere alle cose che ci insegna la religione come se noi li vedessimo, e di mostrarci pieni di fede nella mente, nel cuore, nella condotta, nel linguaggio, nella preghiera e nel luogo santo, dappertutto, e sempre!


II. La risurrezione di Gesù Cristo è il trionfo della nostra speranza. - L’uomo, che non vive che poco tempo quaggiù, tra le molte miserie che lo affliggono, ha molto bisogno di sperare; ma si rallegri oggi cantando con la Chiesa: Gesù Cristo, mia speranza, è risuscitato. La risurrezione del Salvatore è per noi il pegno e la sicurezza di una risurrezione simile, che ci ricompenserà di tutte le pene della vita. Gesù Cristo è il primo nato fra i morti, dice l'Apostolo. Dunque dopo lui, gli altri morti risorgeranno dalle loro ceneri. Noi facciamo con lui un tutto perfetto, un corpo, di cui egli è il capo, dice il medesimo Apostolo; ma le membra debbono seguire la condizione del loro capo. E davvero come potrebbe essere un corpo, se la testa fosse da un lato, e le membra dall'altro? E sarebbe stato cosa giusta che lo Spirito Santo avesse indicato nella figura della testa Gesù Cristo e nella figura delle membra i fedeli, se si dovesse vivere così separati? Se noi quindi formiamo un corpo solo con Gesù Cristo, nella risurrezione di lui troviamo le ragioni della nostra risurrezione, l’una essendo presupposta dall’altra. Se vi annunziamo, dice S. Paolo, che Gesù Cristo è risuscitato, come può dirsi che non vi sarà per noi risurrezione? Dogma consolante, che fa il trionfo della nostra speranza fra i travagli e le sofferenze della vita: perché, se noi dobbiamo risuscitare come Gesù Cristo, le nostre lacrime saranno dunque mutate in gioia, le nostre pene in gaudio, la nostra povertà in abbondanza, la nostra confusione in gloria, la nostra morte in una vita eterna. Lo so, diceva Giobbe, che vive il mio Redentore, e che nell'ultimo giorno io risorgerò dalla terra. E di nuovo sarò rivestito di questa mia pelle, e nella mia carne vedrò il mio Dio, cui vedrò io medesimo e non un altro, e in cui fisserò io stesso i miei occhi; questa è la speranza che nel mio seno io tengo riposta. Il Re dell'universo, diceva il secondo dei Maccabei, risusciterà alla vita eterna e noi che moriamo per le sue leggi, risuscita remo ancora. Io poco mi curo di perdere le mie membra, diceva il terzo, perché ho speranza che un giorno mi saranno da Dio restituite. È cosa molto buona, diceva il quarto, l'essere uccisi dagli uomini con la speranza in Dio di essere da lui nuovamente resuscitati. Che mi importa, diceva Santa Monica, di morire lungi dal mio paese? Dio alla fine dei tempi saprà ben trovarmi per risuscitarmi. Finalmente tutti i martiri e tutti giusti sono morti in questa speranza, aspettando una nuova vita e nuovi cieli, dove i corpi dei santi saranno gloriosi, impassibili, immortali, brillanti come il sole, agili come gli spiriti, dove non vi sono né dolori, nel lacrime; dove tutto e gloria e felicità. Oh dolcissima speranza! Come saremo allora contenti di aver sofferto con pazienza, di esserci mortificati e privati dei vani godimenti di quaggiù!


tratto da: Hamon-Bertola, Meditazioni e colloqui eucaristici.

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