Adoriamo il Verbo incarnato nel seno di Maria, il quale sospira ed anela il momento della sua comparsa sulla terra per salvarci. Ammiriamo questo gran mistero di amore e di bontà, per cui un Dio si è rivestito della nostra carne per espiare i nostri peccati: mistero che lo Spirito Santo ha attestato con tanti miracoli; mistero che ha avuto gli Angeli per testimoni, ed è stato predicato alle nazioni, creduto nel mondo, assunto in gloria. E non è forse giusto che con maggiore devozione ci prepariamo a celebrare un tanto mistero alla vigilia di questa grande solennità?
sabato 23 dicembre 2023
Meditazioni per la Quarta domenica di Avvento
sabato 16 dicembre 2023
Meditazioni per la Terza domenica di Avvento
Uniamoci all'Apostolo S. Paolo, prostrato innanzi all'Eterno Padre, per sollecitare in favore dei fedeli di Efeso una conoscenza sempre più profonda di Gesù Cristo e del suo amore, conoscenza che supera ogni scienza. Desideriamo ardentemente per noi questa divina conoscenza, e domandiamo a Dio, per l'anima nostra con tutto l'ardore dei nostri sospiri, dicendo: Signore, fate che io vi conosca, finché vi ami.
domenica 10 dicembre 2023
Meditazioni per la Seconda domenica di Avvento
Rendiamo i nostri omaggi al Verbo Incarnato nel seno di Maria: adoriamolo come il Desiderato delle nazioni; ammiriamolo come il sovrano Signore, che per amore è giunto ad annientarsi; ringraziamolo di essersi incarnato per la nostra salute, e se non possiamo ringraziarlo quando è degno, offriamogli almeno gli omaggi di Maria, dei Santi Angeli e di tutti i Santi del Cielo e della terra.
sabato 2 dicembre 2023
Meditazioni per la Prima domenica di Avvento
Adoriamo lo Spirito di Dio, che ispira alla Chiesa l'istituzione dell'Avvento per prepararci alla grande solennità del Natale, di cui questo tempo è come la vigilia. Dice San Carlo: Vigilia che non deve sembrare troppo lunga a chiunque apprezzi l'eccellenza della festa alla quale si prepara. A tale effetto la Chiesa, levando gli occhi al Cielo, esclama: O Dio! Venite con la vostra grazia onnipotente a disporre i nostri cuori, e anche dice a noi nell'epistola di questo giorno: Uscite dalla vostra sonnolenza, risvegliatevi, figli degli uomini, preparate i vostri cuori: la nascita del salvatore si avvicina. E però sostituisce ai suoi ornamenti di festa vesti di penitenza, e alle sue preghiere ordinarie preghiere speciali e più lunghe; e per quanto può, chiama sui pulpiti predicatori straordinari, che in accenti di voce nuova possano con più efficacia muovere i cuori. Entriamo volentieri nello spirito della Chiesa, facendo nostri, in questo santo tempo i suoi sentimenti.
mercoledì 5 luglio 2023
lunedì 10 aprile 2023
Sul mangiare carne
Georg Friedrich Stettner († 1639), Cristo nella casa di Marta e Maria |
[…] Gli zoofili perdono troppo di vista Io scopo per cui gli animali, creature irragionevoli, sono state da Dio create, cioè a servizio e uso dell’uomo. Infatti la morale cattolica insegna che gli animali non hanno alcun diritto nei riguardi dell’uomo; l’uomo deve, però, come creature di Dio, trattarli bene e non abusare di loro. Maltrattare gli animali è peccato (non facilmente grave) soprattutto perché rende l'uomo duro, crudele, insensibile alle sofferenze anche del prossimo. Però non ogni atto che fa soffrire un animale è un maltrattamento. Far soffrire un animale senza alcuna ragione e maltrattarlo è esercitare un atto di crudeltà. Se noi soffriamo per il nostro bene, a fortiori è giusto che l’animale soffra per lo stesso nostro bene. Ma far soffrire un animale senza ragione proporzionata o peggio avere piacere delle sofferenze causate agli animali e farli soffrire solo per avere piacere è riprovevole e crudele. È quindi necessario educare il popolo e soprattutto i fanciulli alla consuetudine di trattare bene gli animali e avere per loro una certa riverenza, che è dovuta a ogni creatura di Dio.
Bender L, Protezione degli animali, in Dizionario di teologia morale, Roma, 1955
domenica 9 aprile 2023
Meditazioni per la Domenica di Risurrezione
Innalziamo questa mattina dal nostro cuore giocondo tutti i sentimenti di cui è capace, di lode, di adorazione e di amore a Gesù risuscitato. Rallegriamoci ed esultiamo, poiché è questo il giorno della vittoria e del trionfo del Signore nostro Gesù Cristo. Uniamoci agli Angeli per cantare gloria a Dio: Alleluia.
I. La risurrezione di Gesù Cristo è il trionfo della nostra fede. - Gesù Cristo è veramente risuscitato. Gli Apostoli che lo attestano ed hanno sigillato col sangue la loro testimonianza, non hanno potuto ingannarsi, poiché hanno conversato con lui per quaranta giorni; non hanno voluto ingannarci, poiché i loro più cari interessi in questo mondo e nell'altro a ciò si opponevano, e d'altronde se Gesù Cristo non fosse risuscitato, sarebbe apparso gli occhi loro un impostore che li aveva burlati, predicando loro la sua risurrezione; né avrebbero potuto ingannarci, quando anche lo avessero voluto, poiché i soldati romani, preposti alla custodia del sepolcro, non avrebbero lasciato rapire il corpo. È dunque ben certo, o Signore Gesù, che siete veramente risuscitato; e dunque ben certo conseguentemente che siete il gran Dio onnipotente, poiché un uomo morto non può ritornare in vita da se stesso, dopo tre giorni dalla sua morte. Dio solo, padrone della vita e della morte è capace di un tal prodigio. O santa festa di Pasqua, quanto mi sei cara! La risurrezione del mio Salvatore è per me la prova incontestabile della sua divinità, e perciò solo la garanzia di tutte le mie credenze. Se Gesù Cristo è Dio, la sua Religione e divina; il Vangelo, che è la sua parola, e divino; i sacramenti da lui istituiti sono divini; la Chiesa fondata da lui e divina; e credendo in lui sono sicuro di non ingannarmi, così sicuro come se fossi già nel cielo a contemplare la verità apertamente. Seguendo la mia fede, io cammino dunque dietro una guida infallibile, e facendo i sacrifici che mi comanda, so che non perdo la mia fatica e che Dio mi ricompenserà. Invano l'incredulo attacca la mia credenza; invano le nazioni fremono, i Giudei gridano allo scandalo, ed i gentili alla follia: Gesù Cristo risuscitato risponde a tutti e non vi p obiezione che non si spezzi contro la pietra del sepolcro del Redentore. Quale consolazione, quale trionfo per la fede, la quale non ha bisogno che di questo solo fatto per essere altamente giustificata! Quanto è ben giusto quindi, di rianimarla in questo bel giorno, di credere alle cose che ci insegna la religione come se noi li vedessimo, e di mostrarci pieni di fede nella mente, nel cuore, nella condotta, nel linguaggio, nella preghiera e nel luogo santo, dappertutto, e sempre!
sabato 8 aprile 2023
Meditazioni per il Sabato Santo
Uniamoci alla devozione con la quale Maria ed il discepolo diletto, la Maddalena e le sante donne ricevettero nelle loro braccia il corpo di Gesù, tolto dalla Croce da Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo. Con quale tenerezza d'amore Maria considerò tutte quelle piaghe, guardando ora le ossa slogate, ora le lividure di quel volto divino, ora le gocce di sangue stillante sulla fronte augusta incoronata di spine, e baciando quelle ferite! E il discepolo diretto, con quale trasporto di adorazione e di tenerezza, curvandosi sul sacro costato, sul quale aveva riposato la notte precedente, lo veniva baciando, e vedendolo aperto, oh come desiderava di entrarvi per gustarvi le dolcezze ineffabili della Redenzione che vi si celava nel mistero dell'amore infinito per l'umanità languente! E la Maddalena abbracciando quei sacri piedi, con quanto amore nuovamente li lava, li irriga delle sue lacrime ardenti e li asciuga con i suoi capelli, come allora quando aveva ottenuto il perdono delle sue colpe! Oh facciamo nostri i pii sentimenti di quelle sante anime!
I. Insegnamento che ci dà la sepoltura di Nostro Signore. - Questo mistero ci insegna: 1° come dobbiamo comunicarci. Dopo che il corpo adorabile di Gesù Cristo fu deposto dalla croce, Nicodemo reca cento libbre di unguento prezioso composto di mirra e di aloe per imbalsamarlo; Giuseppe d’Arimatea lo avvolge in un lenzuolo bianco per seppellirlo in un sepolcro nuovo, tagliato nella roccia, ove nessuno ancora era stato sepolto. Deposto nel sepolcro, questo si chiude con una pietra; vi si appone il sigillo dell'autorità pubblica e vi si pongono soldati a custodirlo. È così che, allorquando il corpo di Nostro Signore viene in noi per la santa comunione, noi pure dobbiamo imbalsamarlo con i profumi dei santi desideri, con gli aromi delle buone opere; offrirgli un cuore rifuggente del candore dell'innocenza, figurato nel lenzuolo senza macchia; una volontà ferma nel proposito di non mai più peccare, di cui è figura la pietra di roccia; una coscienza tutta rinnovata dalla penitenza; e dopo la comunione dobbiamo chiudere l'ingresso del nostro cuore alle seduzioni del peccato, con una pietra e col sigillo del santo raccoglimento; e aggiungervi la modestia, l'attenzione su di noi stessi, come altrettante guardie vigilanti, per impedire che ci venga tolto il tesoro prezioso che abbiamo ricevuto. Facciamo noi così?
Questo mistero ci insegna: 2° i tre caratteri che costituiscono la morte spirituale alla quale è chiamato ogni cristiano secondo la dottrina dell’Apostolo: Consideratevi come morti. Voi siete morti, e la vostra vita è nascosta con Gesù Cristo in Dio! Il primo di questi caratteri è di amare la vita nascosta e di considerarci come morti a tutto ciò che si dice o si pensa di noi, senza cercare né di vedere il mondo, né di esserne venduti. Gesù Cristo nella notte del sepolcro ci dà questa grande lezione. Che il mondo ci dimentica e ci calpesti, poco ci importa. Non dobbiamo inquietarci nel più che non s’inquieti un morto, poiché la felicità dell'anima cristiana è di nascondere la sua vita con Gesù Cristo in Dio. La nostra corrotta natura gridi pure di voler essere approvata, amata, tenuta in conto; si faccia pure un idolo della reputazione e dell'amicizia; noi dobbiamo lasciar gridare e fare orecchie da mercante. Quanto maggiore è il suo desiderio di volere la stima degli altri, tanto meno se ne mostra degna, e merita di esserne privata. Che la reputazione ci sia torta, che non siamo tenuti in alcun conto, che siamo vilipesi ed avuti in aborrimento; così sia pure, o Signore, sei Voi lo volete. - Il secondo carattere della morte spirituale, consiste nell'usare dei beni sensibili solo in quanto ci sono necessari, ma non attaccarvi alcuna importanza, né compiacerci della mollezza e degli agi della vita, dei gusti del palato, delle soddisfazioni della curiosità, che vuole tutto vedere tutto sapere; in una parola consiste nel considerarci come morti ai piaceri dei sensi. A questo secondo carattere bisogna aggiungervi un completo abbandono di se stesso alla Provvidenza; abbandono totale per cui, come un corpo morto, la si lascia agire senz'altro ragionare, senza nulla volere o nulla desiderare, indifferente a qualunque posto, e a qualsiasi occupazione. Quando perverrò, o Signore, a così alto grado di cristiana perfezione? Quando cesserò di amarmi? Quando sarò morto a me stesso, per vivere solamente Voi, Verità e Vita eterna?
venerdì 7 aprile 2023
Meditazioni per il Venerdì Santo
Rechiamoci mentalmente sul Calvario; adoriamo Gesù innalzato in Croce per la nostra salute; ed alla vista del suo corpo, che è tutta una piaga, lasciamo traboccare dai nostri cuori la compassione, la riconoscenza, la contrizione, la lode e l'amore.
I. Il Venerdì Santo giorno di amore. - Se noi percorriamo con uno sguardo d’amore il divino Crocifisso vedremo che dai piedi sino alla testa, dal minimo battito del suo cuore sino alle più vive emozioni, tutto ci induce ad amarlo, e tutto ci grida: Mio figlio dammi il tuo cuore. Le sue braccia distese ci dicono che gli ci abbraccia tutti nella sua dilezione; la sua testa, che non potrebbe riposare che sulle spine dalle quali è coperta, si inclina verso di noi, per darci il bacio della pace della riconciliazione; il suo petto tutto pesto da colpi, si solleva per i battiti del cuore che l'amore agita ancora; le sue mani violentemente lacerate dalla pesantezza del corpo, i suoi piedi, la piaga dei quali si allarga a causa del peso che portano, il suo volto emaciato, le sue vene, da cui sgorga il sangue, tutte le piaghe infine di cui è coperto il suo corpo, formano come un concerto di voci che ci gridano: “Guardate quanto vi ho amato!”. E se potessimo penetrare nel suo cuore, oh noi lo vedremo tutto ripieno di amore per ciascuno di noi, come se non avesse da amare altri, chiedente misericordia per le nostre colpe, per i nostri peccati; sollecitante per noi tutti i soccorsi della grazia; offerente per noi al Padre il suo sangue, la sua vita, i suoi dolori interni ed esterni consumante negli ardori indicibili di un amore senza limite per la nostra redenzione. Oh amore! e sarebbe forse troppo morire di amore per un tanto amore? “O buon Gesù, dirò con S. Bernardo: niente mi tocca, niente mi muove, niente mi accende, niente tanto sollecita il mio cuore ad amarvi quanto la vostra santa Passione. Questo è ciò che più mi guadagna a Voi; che a Voi mi unisce più strettamente e più fortemente mi attacca”. Oh! quanto S. Francesco di Sales aveva ragione di dire che il monte Calvario è il monte dell'amore; poiché è là, che nelle piaghe del leone della tribù di Giuda, le anime fedeli trovano il miele dell'amore e che nel cielo stesso, dopo la bontà divina, la vostra santa Passione, o divina Redentore, è il motivo più potente, il più dolce, il più violento che rapisce di amore tutti i beati! Ed io dopo ciò, Gesù crocifisso, potrei vivere un'altra vita che non sia una vita di amore per voi?
giovedì 6 aprile 2023
Meditazioni per il Giovedì Santo
Rechiamoci in spirito nell'ultima Cena, in cui Gesù Cristo, la vigilia della sua morte, radunò i suoi Apostoli, come il buon padre di famiglia che raduna i suoi figli intorno al suo letto di morte per dar loro l'ultimo addio, dir loro le sue ultime volontà, e legar loro l'eredità, che l'amor suo per essi aveva risparmiata. Allora Gesù soprattutto mostrò loro quanto li amava. Assistiamo con raccoglimento ed amore ad un così commovente spettacolo, e meditiamo i due grandi misteri del giorno: l'istituzione dell'Eucaristia e l'istituzione del Sacerdozio.
I. Istituzione dell'Eucaristia. - Ammiriamo dapprima Gesù Cristo che, in ginocchio, davanti ai suoi Apostoli, lava loro i piedi per dire a tutti i secoli quale umiltà profonda, e carità perfetta, e purità senza macchia richiede il Sacramento che gli istituiva e che essi dovevano ricevere. Ciò fatto, siede a tavola, prende il pane, lo benedice, lo spezza e lo distribuisce ai suoi cari discepoli, dicendo: Prendete e mangiate; questo è il mio corpo. Prende similmente la coppa, e la porge dicendo: Prendete e bevete; questo il mio sangue, il sangue della nuova alleanza che sarà sparso per voi in remissione dei vostri peccati. Oh come si riconosce in ciò il grande amore di Gesù Cristo per noi! Questo divino Salvatore, alla vigilia della sua partenza, non può risolversi a separarsi da noi: Non vi lascerò orfani, aveva detto; il mio Padre mi chiama, ma nell'andare a lui, non mi separerò da voi; la mia morte è stabilita negli eterni decreti, ma nel morire saprò sopravvivere a me stesso per restare con voi. La mia sapienza ne ha trovato il mezzo, il mio amore e lo metterà in esecuzione. In conseguenza di tali divine parole, Ei cangia il pane nel suo corpo, il vino nel suo sangue, ed in virtù della inseparabile unione dell'anima con il corpo ed il sangue, in virtù della indissolubile unità della persona divina con la natura umana, ciò che prima non era che pane e vino, è presentemente la persona adorabile di Gesù Cristo tutto intiero, la sua sacra persona sì grande, sì potente, come lo è alla destra del Padre, governando tutto il mondo, adorato dagli angeli stessi, che tremano la sua presenza. A tal miracolo ne succede un altro. Ciò che ho fatto io, aggiunge Gesù Cristo, voi, o Apostoli miei, lo farete, ve ne do il potere, e non solamente a voi, ma tutti i vostri successori fino alla fine dei tempi, poiché l'Eucaristia, essendo l'anima della religione e l'essenza del culto, dovrà durare quanto la religione. Tale è la ricca eredità che l'amore di Gesù Cristo lascia i suoi figli per tutta la serie dei secoli; tale è il testamento che questo buon Padre di famiglia, nel momento della sua dipartita dalla terra fece in favore dei suoi figli; fu scritto dalle sue mani e segnato col suo sangue; tale fu la benedizione, che questo buon Giacobbe diede ai suoi figlioli radunati intorno a lui prima di lasciarli. Oh preziosa eredità, caro ed amabile testamento, ricca benedizione! Mio Dio, mio Dio! Come ringraziarvi di tanto amore?
mercoledì 5 aprile 2023
Meditazioni per il Mercoledì Santo
Adoriamo Gesù Cristo, condannato a morte al tribunale di Pilato; ammiriamo in questa sentenza un mistero di amore. Gli uomini non credevano che di sfogare il loro odio, e servivano invece ai disegni di Dio: servivano all'amore del Padre, che per la nostra redenzione consegnava la morte il suo Figlio diletto; servivano all'amore del Figlio, il quale era lieto di morire: 1° per salvarci; 2° per insegnarci col suo esempio a conservare la dolcezza e l'eguaglianza dell'animo tra i giudizi ingiusti degli degli uomini o le prove, a cui la provvidenza ci assoggetta. Grazie o Gesù di questa grande lezione. I Giudei gridano che voi meritate la morte, ed è necessario che voi moriate. È a noi, o divino Salvatore, alla nostra vanità, alla nostra sensualità che conviene questa parola. Sì, le nostre passioni meritano la morte, non debbono più vivere. O Gesù, fatele morire in noi, affinché possiamo amarvi degnamente e solamente vivere per amare Voi, bontà infinita.
I. Gesù ascende il Monte Calvario. - Come fu pronunciata la sentenza di morte, fu imposto al Salvatore di prendere sulle spalle la Croce e di portarla sul Calvario. Chi potrebbe dire con quale amore egli la strinse questa croce, a cui aveva sospirato da sì lungo tempo; questa croce, da cui doveva avvenire la salvezza del mondo e che doveva riconciliare la terra col cielo; questa croce, che doveva insegnare a tutto il genere umano la pazienza nelle prove, la via del cielo! Oh croce sempre amabile, vedo il mio Salvatore e piegare le sue spalle sotto il tuo peso, e partire per il luogo del supplizio; io ti tengo dietro, e dico a me stesso: Potrei io, dopo ciò, trascinare la mia croce con impazienza e malvolentieri? Potrei non portarla di buona voglia senza mormorare e senza lamentarmi? O croce! Qualunque voi siate, sofferenze del corpo o sofferenze dell'anima, venite, venite a me: vi accetto di gran cuore, vi porterò da oggi innanzi con coraggio ed amore: vi aggiungerò anche delle mortificazioni volontarie, per assomigliare più perfettamente al mio Gesù che porta la sua croce. Nel meditare questo mistero i Santi si accesero di amore per la croce: un San Paolo fino a chiamarla una grazia preziosa; un San Pietro fino a dire: rallegratevi allorché portate la croce con Gesù Cristo; un Sant’Andrea fino ad esclamare alla vista della croce, su cui doveva morire: O buona croce sì vivamente desiderata; una Santa Teresa fino a dire: Patire o morire! Non voglio vivere senza la croce; una Santa Caterina fino ad aggiungere: Non morire ancora, ma patire più a lungo. Gesù durante il viaggio del Calvario incontra: 1° Maria, per insegnarci a ricorrere a lei in tutte le nostre afflizioni; 2° Simone il Cireneo, per ricordarci che ogni cristiano può alleggerire il peso della Croce di Gesù sia con diminuire le colpe che pesano sì dolorosamente sul suo cuore, sia portando cristianamente tutte le croci, le quali non fanno che una sola con la sua; 3° le figlie di Gerusalemme, che piangono vedendo il tristo stato in cui è ridotto: Non piangete su di me, dice loro, ma piangete su di voi. È così che Voi, o Salvatore, dimenticate Voi stesso per non pensare che a noi, mentre noi, ahimè! sappiamo così poco compatire alle vostre sofferenze, e alle sofferenze del prossimo; non pensiamo che anoi, e dimentichiamo tutto il resto. Oh se sapessimo almeno approfittare della lezione che Voi ci date!
martedì 4 aprile 2023
Meditazioni per il Martedì Santo
Adoriamo Gesù Cristo, il quale col suo esempio, prima di lasciare la vita, ci insegnò a strappare dal nostro cuore le tue passioni che conducono all'eterna dannazione la maggior parte degli uomini, cioè: la passione del piacere e la passione dell'orgoglio. Alla passione del piacere Egli oppone alle sofferenze più atroci; alla passione dell'orgoglio le umiliazioni più ignominiose. Domandiamo a questo divin Salvatore perdono della nostra corruzione la cui espiazione gli costò così cara e ringraziamolo di aver voluto subire, per guarircene, tanti supplizi e tante ignominie.
I. Supplizi che i nemici di Gesù gli fecero soffrire. - Quegli uomini disumani e crudeli fino alla ferocia non lasciarono nel corpo di Gesù nessuna parte senza dolore. La notte che precedette la sua morte, tempestarono di schiaffi la sua faccia adorabile; il giorno stesso della sua morte, sotto i colpi dei flagelli fecero volare la sua carne in brani: scorse a rivi il suo sangue, tutto il suo corpo non divenne che una sola piaga, le sue ossa furono messe a nudo e la sua testa fu coronata di spine. Dopo tali supplizi gli fanno portare sulle spalle la croce fino al Calvario, dove gli conficcano i chiodi nei piedi e nelle mani, lo abbeverano di fiele e di aceto. Meditiamo un istante questi terribili supplizi; entriamo nel pensiero di Dio, che li sopporta e vuole con ciò ispirarci l'odio alla nostra carne. Dopo questo chi oserà accarezzare il suo corpo, ben trattarlo e procurargli piaceri e godimenti? Chi invece non sentirà il dovere di porre ogni opera per mortificarlo e farlo soffrire? Non si è certo vero cristiano che a questa condizione. Quante riflessioni su di noi stessi! Quante riforme nei nostri sentimenti e nella nostra condotta! Amiamo tanto il piacere, teniamo tanto l'afflizione e la sofferenza; e come usiamo noi dirci cristiani?
lunedì 3 aprile 2023
Attività aprile-maggio 2023
sabato 29 aprile 2023
Casa Generalizia e Seminario dell'Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote (ICRSS), via di Gricigliano 52, Pontassieve, Sieci (FI)
LA CHIESA NEL TERZO MILLENNIO CRISTIANO
h. 16:00, introduzione e presentazione
Luca Ghirardi
h. 16:15, I recenti pontificati: da san Giovanni Paolo II a Francesco, uno sguardo d'insieme
Riccardo Cascioli, direttore de La Nuova Bussola Quotidiana
h. 17:00, La promessa del Signore: Portae inferi non praevalebunt
Mons. Gilles Wach, Priore generale dell'ICRSS
h. 17:45, La Dottrina Sociale della Chiesa, orizzonte della Contro-Rivoluzione per una civiltà cristiana
Giovanni Formicola
Al termine, alle 18:45, verrà celebrata per i partecipanti una Messa letta.
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sabato 6 maggio 2023, ore 11:00
MI SONO INNAMORATA DELL'ETERNO. STORIA DI UN RITORNO A CASA
Incontro con l’autrice Michela Di Mieri che a richiesta potrà dedicare il suo libro
Presentazione di Giovanni Formicola
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sabato 13 maggio 2023
Casa di spiritualità Armida Barelli, Via Alberi, 62, Meta di Sorrento località Alberi (NA)
II GIORNATA DI FORMAZIONE E PREGHIERA
h. 9:30, accoglienza e celebrazione Messa
h. 10:30, La direzione spirituale e l'ascetica cristiana, don Andreas Hellmann ICRSS
h. 12:00, Vivere da cristiani in un mondo non cristiano, Giovanni Formicola
h. 13:15, pranzo
h. 15:30, proiezione film Sunset limited
al termine, S. Rosario
domenica 2 aprile 2023
Meditazioni per il Lunedì Santo
LUNEDÌ SANTO
Adoriamo Gesù Cristo così amante dei suoi apostoli, così paziente e compassionevole per i loro difetti, così generoso nei doni di cui li volle favorire, e che non ostante tanta bontà, fu da loro tradito, rinnegato, abbandonato. Adoriamo la sua misericordia, lodiamo e benediciamo la sua indulgenza per le debolezze umane.
I. Gesù tradito da Giuda. - Nostro Signore aveva ricolmato Giuda delle sue grazie, lo aveva fatto suo Apostolo e suo amico ed onorato del potere dei miracoli. Nell'ultima cena gli aveva lavato i piedi, si era dato tutto intero a lui mediante la comunione; ed ecco che invece di riconoscere tanti benefici, questo infelice lo vende ai Giudei per 30 denari, si pone alla testa dei nemici che vengono a prenderlo, e gli dà il perfido bacio, segnale convenuto per designare ai soldati colui che dovevano arrestare. Oh quanto fu doloroso questo tradimento al cuore di Gesù! Se è penoso, quando si ama, il non poter farsi amare, quanto non è più penoso il non ricevere in cambio dell'amore che ingratitudine e tradimento? Nostro Signore volle subire questa pena per consolare quelli, che beneficando altri, sono remunerati con l'ingratitudine e la perfidia, e per insegnar loro come debbano comportarsi in simili circostanze. Egli non oppone al tradimento di Giuda che bontà e dolcezza: Amico mio, dice a Giuda, quasi chi volesse dire: Se tu non mi ami più, io ti amo sempre, e sono altresì pronto a darti il perdono per l'ingiuria che mi fai senza motivo; e con ciò ha voluto insegnare a noi stessi di non mai adirarci anche contro quelli dei quali abbiamo più motivo di lamentarci, di avere compassione piuttosto che indignazione di ogni uomo che pecca, e di non disperare mai della divina misericordia, poiché Gesù Cristo conserva il nome di amico a Giuda anche dopo il delitto. Perché sei venuto a tradirmi? aggiunse il Salvatore. Quante domande in questo perché! Perché, o Giuda, per 30 denari hai voluto la maledizione di Dio e l'eterna dannazione? quale follia! Perché, o anima cristiana, tante sollecitudini, tante cure ansiose a soddisfare l'orgoglio, l'ambizione, la cupidigia? Che ti gioverà a tutto ciò? Perché tanta codardia nel servizio di Dio, tanta tiepidezza nella preghiera, tanto tempo perduto in conversazioni inutili, in frivole letture? Che ti gioverà tutto ciò? Perché tutta la vostra vita? Perché ciascuna delle vostre azioni? Quale è il fine? Quale ne sarà il frutto? Oh la irragionevolezza dell'uomo che pecca, dell'uomo che nel pensare e nell'operare si propone per fine ogni altra cosa, che non è Dio!
mercoledì 1 febbraio 2023
In memoria di Giovanni Cantoni
Pubblichiamo la magnifica relazione che don Roberto Spataro ha pronunciato in occasione dell'incontro in memoriam di Giovanni Cantoni, tenutosi a Portici (Na) il 20 gennaio 2023, a tre anni dal transito.
Gentilissime Signore e Illustri Signori,
Cari Amici,
è per me un grande onore poter prendere la parola in questo consesso, qualificato dalla presenza di autorevoli professionisti e di convinti credenti, nel ricordo devoto, affettuoso e pensoso del prof. Giovanni Cantoni che tanto ha inciso sulla vita di non pochi di voi. In un certo senso, molti di voi sono, per adoperare un’espressione cara alla tradizione salesiana, buoni cristiani e onesti cittadini perché sono profondamente e sinceramente “cantoniani”. Vorrei articolare il mio intervento aprendolo con una nota autobiografica e poi indicare un tetralogo, se così posso dire, che scaturisce dal magistero di questo pensatore eminente all’interno del panorama della cultura cattolica della seconda parte del XX secolo e del primo decennio di quella successiva, pur consapevole che le considerazioni che condividerò hanno, da una parte, il limite di una conoscenza solo essenziale del suo insegnamento, ma d’altra parte, proprio per questo, una sorta di “innocenza” critica nel valutarne il significato e l’impatto nel vissuto ecclesiale e, più ampiamente, culturale dell’Italia, e non solo del nostro paese, nell’arco di tempo che ho ricordato.